Il sindaco Rapinese non usa mezzi termini. Un unico obiettivo: allargare i confini di Como e annettere anche Cernobbio. Mire espansionistiche che però non convincono i cernobbiesi. Per raggiungere l’obiettivo serve presentare la Lista Rapinese alle prossime elezioni, anche a Cernobbio, e in caso di vittoria, le amministrazioni chiederebbero la fusione con Como.
L’ipotesi di vedere Cernobbio “messo all’angolo”, relegato a frazione o quartiere di Como proprio non piace. I cernobbiesi, insomma, difendono la propria identità e non sono così disposti a cedere le loro bellezze, Villa Erba o Villa D’Este soltanto per citarne alcune. Il lusso di Cernobbio, intanto, fa gola al vicino Comune capoluogo.
Tra i commercianti, invece, tutto tace. In molti preferiscono non esporsi a telecamere accese. Qualcuno di loro sarà forse un rapinesiano ma preferisce non confessarlo ai suoi concittadini? Questo, ovviamente, non è dato a sapere. Sono soltanto insinuazioni e rimane il beneficio del dubbio. Resta il fatto che l’ipotesi di unire i due comuni non è passata inosservata e, di certo, non ha lasciato indifferenti i cernobbiesi. C’è chi è in disaccordo, ma lo dice sottovoce, e chi – invece – non usa troppi giri di parole. “Non mi piace apparire davanti alla telecamera – ci dice un cernobbiese – ma per me l’ipotesi di Rapinese è una grande cavolata”. L’espressione – a dire il vero – era ben più colorita, ma lasciamo a voi l’interpretazione. “Rapinese ha già fatto disastri a Como, vuole farli anche a Cernobbio?”, aggiunge un altro cittadino.
Insomma, potrebbero essere gli ultimi anni di beata indipendenza per Cernobbio e dal 2028, almeno nei desideri del sindaco Rapinese, i cernobbiesi d’un tratto potrebbero diventare comaschi. Oppure, al contrario, Rapinese potrebbe dover rinunciare ad allargare il suo regno. Potrebbe trattarsi, quindi, soltanto di un sogno nel cassetto, pura fantasia.
Sono passati soltanto pochi giorni da quando i due sindaci, Monti da un lato e Rapinese dall’altro, sedevano attorno allo stesso tavolo e salivano sullo stesso palco, uno accanto all’altro. Eppure poco è bastato per accendere la miccia, l’ennesima. Una tregua brevissima, dicevamo, che potrebbe passare alla storia per quanto è stata rapida e fragile. Insomma, la pace è finita e la “guerra” – a suon di annessioni – è iniziata.






Chi semina vento, raccoglie tempesta.