Volumi eccessivi e un “forte sbilanciamento dei benefici a favore della parte privata”. È quanto emerge nel documento che l’Ordine degli Architetti di Como ha indirizzato al Comune e alla società, Como 1907. La lettera, firmata dal presidente Margherita Mojoli e da altri 26 architetti, evidenzia quelle che vengono definite “criticità/opportunità” esposte “con spirito collaborativo”. L’ordine degli architetti, si legge nel documento, ha richiesto di poter vedere il progetto e “offrire un contribuito al dibattito”, ma – proseguono – “con rammarico annotiamo di non avere ricevuto risposta alcuna alla richiesta”. Il tema “è risultato da subito molto divisivo anche all’interno della nostra categoria, composta da 1.750 colleghi”, scrive l’architetto Mojoli, ma sono emersi punti centrali su cui – secondo l’Ordine degli Architetti di Como – andrebbe aperta una più attenta riflessione.
In particolare, si legge nel documento, il progetto del nuovo stadio andrebbe “inserito in un quadro generale di sviluppo unitario della città, sempre più vista oggi come un insieme di interventi puntuali slegati tra loro, che invece dovrebbero e andrebbero visti in un’ottica di medio lungo termine volta al futuro generale di Como, non di un edificio o di un isolato”. Da qui, proseguono gli architetti, “nasce l’esigenza della revisione di un piano di governo del territorio”.
Le criticità del nuovo stadio Sinigaglia secondo l’Ordine degli Architetti di Como
Tra gli architetti è emersa più di qualche perplessità. “Occorre evidenziare – dichiarano – la delicatezza del contesto sotto il profilo paesaggistico ambientale, delle presenze puntuali di interesse storico-culturale, oltre alle criticità viabilistiche e della sosta”. Gli architetti comaschi auspicano “sia stata considerata almeno un’alternativa di dimensioni ridotte rispetto a quella nota, con una comparazione dei costi e delle ricadute sul contesto”. “L’assenza di tale comparazione – proseguono – rappresenterebbe una violazione della normativa”.
Per gli architetti, inoltre, ci sarebbe anche uno sbilanciamento a favore dell’interesse del privato. “La legge sugli impianti sportivi prevede la possibilità che siano realizzati immobili con destinazioni diverse da quella sportiva che siano complementari o funzionali al finanziamento alla fruibilità dell’impianto sportivo”, ricordano gli esperti. Tuttavia, si legge ancora, “per quanto finora reso noto del progetto, il rapporto fra attività sportive (cioè lo stadio), spazi acquisiti alla disponibilità del privato (sedime immobiliare per l’albergo, in una delle zone più pregiate della convalle, fronte lago e fronte parco, sedime immobiliare per l’autosilo al “Pulesin”) e attività “complementari” concesse (ovvero piscina, albergo, aree commerciali, bar, autosilo), appare piuttosto sbilanciato a favore del privato, generando il dubbio che non sia rispettato il ruolo di “complementarietà” delle funzioni accessorie rispetto alla pura esigenza di ristrutturazione dello stadio”.
C’è poi il rischio di una viabilità al collasso. “La capienza dello stadio passerà dagli attuali 11.000 a 15.000 spettatori. Si andranno ad aggiungere nuove funzioni di significativa portata, aperte durante tutta la settimana”, ricordano gli architetti. Uno scenario nuovo, quindi, che per gli esperti potrebbe generare “un incremento del carico urbanistico per la zona con ricadute su traffico e mobilità”. La zona intorno allo stadio e via Borgovico “è già oggi in forte sofferenza e – secondo l’ordine degli architetti – le soluzioni ipotizzate sembrano inadeguate, a eccezione della pedonalizzazione di via Vittorio Veneto e via Puecher”.
Anche l’ipotesi di un autosilo in località “Pulesin”, si legge nella lettera indirizzata a società e Comune, “appare inadeguato in termini di capacità in considerazione del fatto che saranno soppressi oltre 200 stalli ora presenti nell’area stadio e “Pulesin”, a cui dovranno aggiungersi posti auto dedicati agli utenti delle nuove funzioni” connesse al futuro stadio Sinigaglia. Il rischio, inoltre, è che l’autosilo al Pulesin concentri “il traffico veicolare generato dalla nuova struttura sulla attuale via Borgovico”, commentano gli architetti.
“Crediamo che uno stadio polifunzionale come quello in progetto, meriti inoltre la realizzazione di una infrastruttura importante, come la metrotramvia di collegamento area stadio con le stazioni”, è l’invito dell’ordine degli architetti, che auspicano – infine – “il miglioramento dell’intero percorso ciclo-pedonale fino a Cernobbio, con un deciso intervento soprattutto nella tratta dopo Villa Olmo”.
Nel progetto non sono state presentate, sottolineano ancora gli architetti comaschi, “aree per la logistica, per la sosta e per il carico-scarico che, una struttura di queste dimensioni dovrebbe avere, per non gravare sulla qualità e sull’occupazione dello spazio pubblico riqualificato oltre che sulla zona a traffico limitato”.
“Auspichiamo che le parti vogliano considerare l’Ordine degli Architetti come un referente qualificato nel definire gli obiettivi comuni, pubblici e privati, per arrivare ad un risultato equilibrato per tutta la città di Como. Prima di un progetto architettonico sullo stadio, auspichiamo un progetto urbanistico per l’intera area, il lungolago e la città“, concludono nel documento.
Dimensioni e sbilanciamento a favore dei privati: ecco i principali punti critici
La proposta di insediare nel nuovo stadio Sinigaglia “un polo multifunzionale, che vedrebbe la realizzazione di un hotel e spazi commerciali trova ben poco riscontro
nelle volumetrie eccessive con i valori del luogo”. Per gli architetti, al contrario, sembra “una scelta meramente di natura economica legata al ritorno dell’investimento da effettuarsi, incurante di proporzioni, volumi, prospettive, relazioni, altezze, sensibilità e valori che si riscontrano nel quartiere razionalista“.
In relazione alla concessione ipotizzata di 99 anni, “che il Comune dovrà rilasciare alla società privata Como 1907, in relazione al PEF”, si dovrebbero
evidenziare – dichiarano gli architetti – “oltre ai benefici dall’intervento per l’operatore (parte privata), anche e soprattutto quelli ottenuti in cambio per la città (parte pubblica)”. Al momento però, concludono, “si ravvisa un forte sbilanciamento dei benefici in favore della parte privata”. Insomma, mentre le voci sul futuro stadio Sinigaglia sono ancora divise e persino Legambiente ha evidenziato alcune criticità, ora anche l’Ordine degli Architetti di Como ha commentato il progetto presentato dall’amministrazione comunale e dalla società biancoblu.