(ANSA) – CAGLIARI, 20 MAG – La Sardegna potrebbe essere la seconda Regione italiana ad approvare una legge sul fine vita. È cominciato in Consiglio regionale il cammino verso lo status di legge, della proposta dell’Associazione Luca Coscioni sul suicidio medicalmente assistito, fatta propria nell’Isola dal campo largo. Questa mattina via alle audizioni sul testo della pl 59 nella sesta commissione Sanità presieduta da Carla Fundoni (Pd), a partire da quella della segretaria nazionale dell’associazione, Filomena Gallo. "Questa legge – chiarisce subito l’avvocata ai giornalisti a margine della riunione – stabilisce tempi certi di risposta alle persone che chiedono di essere sottoposte a quelle verifiche che la Corte Costituzionale ha stabilito che siano fatte dal servizio sanitario nazionale. Attualmente – spiega – ci vogliono dai sei mesi ai tre anni. Immaginate un malato con una sofferenza che reputa intollerabile e che attende quelle verifiche per sapere se può procedere alla morte volontaria. A volte quel tempo non c’è, a volte i malati muoiono prima che arrivino le verifiche e l’ok da parte dell’azienda sanitaria". La norma non ha nulla a che fare con la legge nazionale: "È una proposta di legge che attiene solamente ai compiti delle aziende sanitarie che sono chiamate a rispondere alle persone malate, lo stabilisce la Corte Costituzionale con la sentenza Cappato", precisa Gallo. Per l’avvocata, poi, l’impugnazione da parte del governo della legge approvata, per prima in Italia, dalla Regione Toscana non mina il percorso in Sardegna. "Le Regioni hanno il potere di legiferare in materia sanitaria – evidenzia – è davvero un paradosso: il governo delle autonomie regionali impugna una legge regionale in materia sanitaria che non aggiunge nulla a quanto stabilito dalla Corte Costituzionale, ma parla di procedure. Confidiamo che dalla Corte Costituzionale sia chiarito che questa competenza attiene alle Regioni, che possono legiferare in questa materia e che in Sardegna si approvi presto". La norma, che l’associazione ha proposto ai consigli regionali di tutta Italia, punta ad applicare concretamente e garantire il diritto al suicidio medicalmente assistito riconosciuto nel 2019 dalla Corte Costituzionale (sul caso Cappato-dj Fabo), che aveva chiesto al Parlamento di approvare una legge ad hoc, finora mai arrivata. La Corte aveva individuato la responsabilità del sistema sanitario – e quindi delle Regioni – nel verificare le condizioni della persona richiedente e nell’individuare le modalità di attuazione. (ANSA).