Inflazione in calo a maggio, ma il carrello della spesa è sempre più salato (e meno pieno). A Como registrato un rincaro annuo per famiglia pari a 453 euro. E l’inflazione, a maggio, si ferma a 1,5%. È quanto emerso dai dati dell’Unione Nazionale Consumatori, che ha stilato una classifica delle città più care d’Italia. Como si ferma al ventesimo posto, lontana dalla top ten, ma con un aumento dei prezzi che si rivela comunque particolarmente significativo.
Le città più care (e più virtuose) d’Italia
Al primo posto delle città italiane più care Bolzano, con un incremento di spesa annuo equivalente a 763 euro per famiglia. Medaglia d’argento per Siracusa, che registra però l’inflazione più alta d’Italia (pari a +3%). Sul gradino più basso del podio Pistoia.

La città più virtuosa, invece, è Olbia, che chiude la classifica con un’inflazione ferma allo 0,8% (la più bassa d’Italia, al pari di Parma e Lodi) e una spesa aggiuntiva su base annua di 159 euro.

Le regioni italiane più costose
La Lombardia è invece la quinta regione più costosa d’Italia, con un rincaro annuo per famiglia pari a 413 euro e un’inflazione che a maggio si attesta a 1,4%. In vetta alla classifica delle regioni più care, il Trentino Alto Adige. Seguono Friuli Venezia Giulia e Veneto, rispettivamente in seconda e terza posizione. Più caro della Lombardia anche il Lazio, fermo al quarto posto della classifica dell’Unione Nazionale Consumatori.
Molise, Sardegna e Valle D’Aosta, invece, le regioni meno costose d’Italia.

Inflazione in calo, ma prezzi al consumo in aumento
Secondo l’ultimo rapporto Istat, in particolare, a livello nazionale si attesta una diminuzione dell’inflazione pari allo 0,1% su base mensile. Aumentano, tuttavia, i prezzi dei beni alimentari, quelli per la cura della casa e della persona, con un incremento del +2,7% e inevitabili conseguenze sul carrello della spesa, che è sempre più caro. Potrebbe essere alle porte, quindi, un’estate salata per i consumatori, costretti – ormai da tempo – a fare i conti con continui rincari, a fronte di una busta paga che resta pressoché immobile.
Agli aumenti di inizio anno, tra gas, energia e trasporti, si somma la minaccia dei dazi e ora persino il conflitto tra Israele e Iran. Il nuovo scenario geopolitico, infatti, potrebbe comportare un brusco aumento dei costi di produzione e delle materie prime, con conseguenti possibili ricadute anche su imprese e consumatori. Il lieve calo dell’inflazione, insomma, rischia di incidere soltanto marginalmente sulle tasche degli italiani, costretti a subire rincari spesso insostenibili.