“Non è bastata la prima bocciatura, la presunzione non ha limiti”. E’ il primo commento di Attilio Terragni, architetto e pronipote del maestro del Razionalismo Giuseppe Terragni, dopo aver saputo delle modifiche apportate dai progettisti del Como 1907 al piano che riguarda lo stadio Sinigaglia. Modifiche che sembrano soddisfare solamente in minima parte il parere della Soprintendenza. Nel nuovo documento l’altezza è stata resa omogenea e abbassata a 19 metri (inizialmente si arrivava fino a 22) ma l’ente chiedeva di scendere a 16. I volumi verso il Monumento ai Caduti vengono ridotti soltanto di poco, variazioni che però porterebbero a una riduzione della capienza di mille posti, scendendo così a 14mila. Dopo queste proposte si aprono due scenari: potrebbe delinearsi un nuovo cartellino giallo con la richiesta di ulteriori correzioni al progetto oppure, si potrebbe assistere ad una retromarcia dell’ente.
Il commento dell’architetto Attilio Terragni
“Arriverà una seconda bocciatura – interviene Terragni – io ribadisco – aggiunge – che se si vuole stare in una zona privilegiata come quella in cui è inserito lo stadio bisogna restare entro i parametri definiti. Se si ha un business plan a cui sottostare si deve uscire da quell’area. Non vedo alternative. Se avessero davvero a cuore la città avrebbero seguito le indicazioni della Soprintendenza che suggeriva come agire in modo chiaro. Gli investimenti – dice ancora – possono essere fatti anche in altri punti della città”.
Quindi una riflessione anche sulla diminuzione della capienza che sembra evidenziare una riduzione sull’investimento sportivo ma non su quello commerciale: “Ma è una presa in giro?” domanda Terragni. “La società – conclude – fa i suoi conti, giustamente, non facciamoli passare per benefattori”.
L’intervento del comitato civico “Tutela della zona stadio”
Sull’argomento interviene anche il comitato civico “Tutela della zona stadio” che ancora attende risposte sulla possibilità di leggere i documenti. “Le misure attualmente prospettate ci appaiono ancora sproporzionate rispetto al contesto urbano in cui ci troviamo – spiegano i referenti -. La riduzione di soli tre metri in altezza, sebbene positiva, richiede di capire come, a livello progettuale, si sia arrivati alla stima di una perdita di 1.000 posti. Auspichiamo un ulteriore abbassamento della struttura: una valutazione accurata del numero di posti effettivamente necessari potrebbe consentire una riduzione ancora maggiore”.
“L’orientamento espresso in precedenza dalla Soprintendenza ci sembrava sulla buona strada, in quanto andava nella direzione di una riduzione dell’impatto visivo e volumetrico – aggiungono – pur non risultando ancora del tutto soddisfacente, considerato che le altezze previste rimanevano comunque elevate. Per questo, una modifica così significativa appare come un passo indietro difficilmente giustificabile”.