(ANSA) – OLBIA, 28 AGO – Gli esiti della perizia di ieri sullo yacht da 17 metri sul quale è morto Giovanni Marchionni, il ventunenne di Bacoli (città metropolitana di Napoli) deceduto lo scorso 8 agosto a Portisco, a Olbia, sotto la lente della difesa della proprietà dell’imbarcazione. L’esame disposto dalla Procura di Tempio Pausania a bordo del natante avrebbe rinvenuto concentrazioni di esalazioni di monossido di carbonio, provenienti da una delle batterie di alimentazione dell’imbarcazione. "Le batterie non hanno presentato criticità di alcun tipo – spiega all’ANSA l’avvocato Giampaolo Murrighile, uno dei due legali nominati dalla proprietà dell’imbarcazione da diporto – e il monossido di carbonio rinvenuto nella cabina occupata dal ragazzo è inferiore ad ogni soglia di nocività. In ogni caso il consulente della difesa assicura che la perizia autoptica esclude la riconducibilità del decesso ad inalazioni di monossido di carbonio". Ieri durante il sopralluogo, sono stati i periti degli inquirenti e quelli nominati dalla famiglia Marchionni e dalla proprietaria della barca a effettuare le prove con i motori accesi e l’impianto di condizionamento attivo. Il pool di esperti nominati dal procuratore di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, e dalla sostituta Milena Aucone, ha concentrato la propria attenzione sulle batterie installate in prossimità della prua, quelle più vicine alla cabina dove è stato rinvenuto il corpo del giovane. Al momento il procedimento risulta ancora iscritto a carico di ignoti ma non si escludono sviluppi nei prossimi giorni. (ANSA).