Il Comune di Como in vent’anni ha perso il 35% dei dipendenti. Il dato emerge dal rapporto sull’evoluzione del personale elaborato dalla Uil lombarda. Un ‘analisi che tiene conto dei lavoratori della Regione, delle province e dei municipi dei capoluoghi dal 2001 al 2023 ed è basato sui numeri ufficiali del Conto Annuale della Ragioneria Generale dello Stato.
In poco più di 20 anni il personale complessivo degli enti locali – spiega il sindacato – è diminuito del 27,4% con punte critiche in alcuni comuni come Como in cui il dato si attesta a -35,7%. Per passare dalle percentuali ai numeri reali dai 1.051 dipendenti del 2001 si è passati ai 675 del 2023.
Como si colloca tra le amministrazioni che registrano punte critiche e precisamente tra il -41,2% di Lodi e il -32,3% di Varese. “Una situazione, quella della riduzione degli organici, che ha inciso direttamente sulla capacità degli enti di garantire servizi fondamentali: dai nidi d’infanzia alle polizie locali, dall’edilizia scolastica alla manutenzione stradale fino alle funzioni di programmazione regionale” spiega ancora la Uil.
<<I numeri – evidenzia il Segretario Confederale UIL Lombardia, Salvatore Monteduro – parlano chiaro: il lavoro pubblico in Lombardia è stato trattato per anni come un costo da comprimere, anziché come una risorsa su cui investire. Ma senza personale sufficiente non si garantiscono servizi di qualità ai cittadini. Oggi più che mai serve un cambio di passo: il lavoro pubblico deve tornare al centro come leva di coesione sociale e sviluppo territoriale e soprattutto è necessario che i lavoratori vengano adeguatamente retribuiti anche pensando a soluzioni con una contrattazione decentrata o di secondo livello>>.
Il rapporto – anche per il Comune di Como – evidenzia inoltre come il personale degli enti locali sia sempre più orientato verso le donne (oltre il 60% degli organici) e sia caratterizzato da una forte incidenza del part-time, in larga parte utilizzato proprio dalle lavoratrici. Parallelamente, la dinamica retributiva 2011–2023 mostra un incremento (+10,8%), che però non ha compensato l’inflazione, con conseguente perdita di potere d’acquisto.
“Meno personale – commenta il Segretario Generale UILFPL Lombardia Daniele Ballabio – significa più carichi di lavoro, meno possibilità di conciliazione e maggiore stress organizzativo. Con salari che non tengono il passo con l’inflazione, il rischio è che la pubblica amministrazione perda attrattività e non riesca ad attrarre giovani professionalità. Serve un rinnovo del contratto nazionale che riconosca dignità e professionalità, e serve una svolta negli investimenti sul lavoro pubblico locale>>.