“Ho ancora incancellabile l’immagine di don Roberto a terra, appena morto, quando sono accorso in piazza san Rocco alla notizia sconvolgente di ciò che era successo. Sono trascorsi cinque anni e quel luogo è diventato una stazione di pellegrinaggio, un richiamo forte per tutti i cristiani su che cosa significa amare fino al dono supremo di sé”.
Il cardinale Oscar Cantoni ha ricordato don Roberto Malgesini a cinque anni dall’omicidio, il 15 settembre 2020. “È stupefacente come il sacrificio di don Roberto, il ricordo della sua persona, si sia mantenuto vivo tra noi”, ha sottolineato il vescovo di Como, che ha dichiarato: “Ho già chiesto al Dicastero dei Santi in Vaticano come procedere alla sua beatificazione, ora che sono scaduti i cinque anni previsti per dare inizio a un processo”.
“Fare memoria di don Roberto ci invita a domandarci quanto la sua persona e il suo sacrificio influenzino di fatto la nostra vita”, ha detto ancora il cardinale Cantoni, ricordando poi il sacerdote come uomo di preghiera, uomo di mitezza e uomo di speranza. “Don Roberto pregava molto – ha detto – Una preghiera con cui affidava al Signore quanti incontrava nel corso della giornata”. Il vescovo ha ricordato poi “la sua semplicità accogliente, il sorriso sempre sulle labbra, la sua disponibilità ad accogliere tutti, senza prevenzione di sorta, senza scegliere chi preferire, senza domandarsi se fosse opportuno o meno”.
“La modalità espressiva di don Roberto, ammettiamolo, ha generato non poche perplessità, anche dentro la comunità cristiana – ha detto ancora il vescovo – Don Roberto ne era consapevole e ne soffriva in silenzio, con umiltà e pazienza. Era capace di trasformare gesti semplici e umili in una occasione per generare solidarietà, per esprimere vicinanza, suscitare compassione, esprimere tenerezza. Non ci resta che domandarci se siamo pronti a gettare, in piena gratuità, semi di speranza nella nostra società, sempre piena di fretta, fondata su relazioni anonime, sulla competitività e incapace di profondi rapporti personali”.
Quindi un appello alle istituzioni al dialogo e alla pacificazione e un riconoscimento esplicito all’attività di don Giusto Della Valle, il parroco di Rebbio al centro di polemiche e attacchi. “Il suo è un servizio pastorale, di squisita tonalità evangelica, caratterizzato da uno specifico impegno a favore delle persone più fragili ed emarginate – ha detto il vescovo – Un impegno che realizza anche una funzione di supplenza rispetto a un’urgenza sociale il cui peso, viceversa, ricadrebbe interamente sullo Stato”.