“Ci ha chiesto una cortesia e in questa cortesia ci siamo trovati in un bosco con dei personaggi e ci siamo trovati coinvolti. Dopo tutto questo la mia vita è cambiata”
Un inganno. Demetrio Latella, uno dei tre imputati nel processo per il sequestro e l’omicidio, nel 1975, di Cristina Mazzotti, rapita e uccisa a 18 anni, per la prima volta oggi è comparso in aula in Corte d’Assise a Como e ha chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee.
Non ha accettato di essere sottoposto all’esame, come richiesto dalle parti civili e quindi di rispondere alle domande, in contraddittorio, giurando di dire la verità. Ma ha voluto però raccontare la sua verità, senza mai fare il nome di Cristina, uccisa a 18 anni, nel pieno della vita, ma insistendo invece su quelle che sarebbero state le conseguenze sulla sua vita e parlando del sequestro e dell’omicidio dicendo “la disgrazia”. Latella chiama in causa nel sequestro anche un altro degli imputati odierni, Antonio Talia, che non ha mai ammesso la partecipazione al sequestro. Come il terzo imputato, Giuseppe Calabrò.
Dopo il suo intervento, Latella ha lasciato l’aula rifiutandosi di essere sottoposto all’esame e attaccando direttamente Fabio Repici, uno dei legali della famiglia Mazzotti. Legali che hanno poi risposto duramente alle parole di Latella.
Dopo le parti civili, la parola passerà alle difese dei tre imputati. Il magistrato della Direzione distrettuale antimafia Cecilia Vassena, che rappresenta l’accusa ha chiesto la condanna all’ergastolo dei tre imputati.






Speriamo sempre nella giustizia, ma per i mandanti,o presunti tali, del sequestro di Cristina Mazzotti non basta un solo ergastolo,ce ne vogliono almeno due o tre; perché le cronache giudiziarie insegnano che con un solo ergastolo poi si può passare alla buona condotta,con diminuzione della pena e via dicendo.