(ANSA) – PALAU, 29 SET – Un foro sul viso, all’altezza del naso: la prima parte della Tac disposta ed eseguita stamane sul corpo di Cinzia Pinna, la 33enne di Castelsardo uccisa la notte tra l’11 e il 12 settembre nel casolare tra Palau e Arzachena di proprietà dell’imprenditore Emanuele Ragnedda, reo confesso, starebbe dando riscontro a quanto raccontato agli investigatori dall’uomo. Gli esami eseguiti a Sassari dal medico legale Salvatore Lorenzoni, a cui ha partecipato anche il consulente Ernesto D’Aloja, nominato dall’avvocato difensore Luca Montella, avrebbero confermato una cavità compatibile con il proiettile esploso da una pistola semiautomatica. La stessa, una Glock, in uso a Ragnedda – aveva il porto d’armi per uso sportivo – e già messa sotto sequestro dai Carabinieri. Il proiettile non sarebbe stato trovato, il che fa supporre che abbia trapassato il viso, fuoriuscendo. È stato invece l’omicida ad indicare ai militari dell’Arma nei giorni scorsi, dove aveva nascosto i bossoli da lui sparati, e mostrare sui muri della casa i segni lasciati degli spari. Gli esami sul corpo di Cinzia Pinna proseguiranno mercoledì, giovedì quindi potrebbe essere fissata l’autopsia. Domani invece, gli investigatori sono pronti per eseguire ulteriori accertamenti e sopralluoghi nella tenuta ConcaEntosa dell’imprenditore, tra Palau e Arzachena. Sul fronte delle indagini per accertare la presenza di uno o più complici di Ragnedda, si apprende che la posizione del giovane lombardo di 26 anni indagato nelle prime fasi dell’inchiesta, non è stata stralciata: il suo coinvolgimento però, non sarebbe legato all’occultamento del cadavere della vittima – di cui il reo confesso si è assunto l’intera responsabilità -, ma alla sparizione degli effetti personali di Cinzia, compreso il cellulare che ancora non si trova. L’attenzione degli investigatori sarebbe poi concentrata su una donna, un’amica stretta di Ragnedda, anche lei di Arzachena, che frequentava la casa e la tenuta dell’imprenditore. Il sospetto è che potrebbe essere stata proprio questa amica ad aver aiutato l’omicida a ripulire il casolare dalle copiose macchie di sangue repertate dal Ris di Cagliari e a disfarsi del divano sul quale Cinzia sarebbe stata spostata dopo il delitto. (ANSA).