14.173.000 euro per “ristorno fiscale” delle imposte a carico dei lavoratori frontalieri: è questa la cifra destinata da Regione Lombardia a province e comunità montane. Lo annunciano il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e l’assessore a Enti locali, Montagna e ai Rapporti con la Confederazione elvetica, Massimo Sertori, dopo l’approvazione in Giunta della delibera dell’attribuzione delle risorse ai territori.
“I frontalieri lombardi – sottolinano – ogni giorno portano le loro conoscenze, capacità e abilità al servizio dell’economia della vicina Svizzera – sottolineano Fontana e Sertori – inserendo nei processi dei diversi Cantoni quel saper fare lombardo”.
Frontalieri e ristorni, le parole del presidente Fontana e degli assessori Sertori e Fermi
“Le leggi vigenti – dichiarano Fontana e Sertori – stabiliscono precisi criteri perché il ritorno fiscale delle imposte versate dai lavoratori frontalieri torni ai territori di confine per finanziare opere e interventi nelle Comunità Montane e nelle Province all’interno dei cui territori sono situati i Comuni di frontiera”. “Si tratta di risorse importanti – proseguono – che potranno essere utilizzate per interventi concreti sui territori di frontiera, dove risiedono, dormono e da cui, ogni giorno, partono, spesso anche molto presto, per lavorare nella vicina Svizzera”. “Il meccanismo dei ristorni – ricorda infine l’assessore Sertori – sarà in vigore fino al 2033”.
Soddisfatto anche l’assessore regionale all’Università, ricerca e innovazione, il comasco Alessandro Fermi. “È un provvedimento molto importante – dichiara – visto che si tratta di risorse rilevanti che tornano ai territori per finanziare interventi e servizi a beneficio delle comunità locali. Ora sarà fondamentale che gli enti beneficiari utilizzino in modo efficace queste risorse, trasformandole in opere e servizi capaci di migliorare la qualità della vita dei cittadini e di sostenere lo sviluppo dei territori di confine”.
“I frontalieri nel Comasco – ricorda Fermi – costituiscono una corposa rappresentanza che presta la propria opera lavorativa nei Cantoni svizzeri: attraverso questi ristorni vengono “compensate” le zone territoriali di loro appartenenza”.
Quasi 5 milioni di euro (4.487.206), per l’esattezza, le risorse destinate alla provincia di Como. Tra le comunità montane, invece, quasi 190mila euro indirizzate alle Valli del Lario e del Ceresio, più di 73mila euro al Lario Intelvese e oltre 1 milione 180 mila euro al Triangolo Lariano.
Confermata, al contempo, l’impostazione della tassa al 3% per i frontalieri, la destinazione del gettito atteso destinato ai lavoratori delle professioni sanitarie nella misura massima del 70%, la destinazione al territorio tra cui il lavoro frontaliero, per interventi di welfare in misura massima del 30% del gettito atteso in forme ancora da individuare.
Tassa sulla salute, tutto fermo
E se quando si parla di ristorni qualcosa si muove, resta tutto fermo – invece – sul fronte della tassa sulla salute. L’incontro tra l’assessore agli Enti locali, Montagna, Rapporti con la Confederazione elvetica, Massimo Sertori, e i responsabili dei frontalieri di Cgil, Cisl e Uil, non ha sortito gli effetti che – sindacati e lavoratori – si aspettavano, lasciando irrisolta (anche questa volta) la questione relativa alla “tassa sulla salute”.
Regione Lombardia, quindi, resta ferma sulla sua posizione e conferma l’intenzione di procedere non appena sarà approvato il decreto attuativo in fase di stesura da parte del Ministero della Salute di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Bisognerà attendere, quindi, le prossime settimane. Insoddisfatte le organizzazioni sindacali, che ribadiscono la loro contrarietà alla tanto discussa tassa sulla salute e la necessità di un approfondimento giuridico al fine di comprendere l’effettività della stessa, fermo restando la contrarietà all’applicazione della tassa rispetto ai presunti profili di incostituzionalità.
I sindacati, inoltre, hanno chiesto a Regione di intervenire al fine di porre rimedio alle interpretazioni errate delle Ats rispetto all’accesso al sistema sanitario di frontalieri e pensionati ex frontalieri che impediscono l’accesso al sistema sanitario nazionale a fronte di cambi di stato (residenza, rientro in Italia, limite dei 20 choilometri), nonché di farsi parte attiva presso il Governo italiano affinché venga segnalata all’autorità elvetica della “tassazione alla fonte” la corretta interpretazione del decreto omnibus in ordine all’applicazione della tassazione opzionale del 25%, (per i lavoratori che dalle provincia di Sondrio si recano nel Ticino), definita in accordo con il MEF entrata in vigore nell’ottobre 2025 e la necessità di un’integrazione per i frontalieri che dalla provincia di Como si recano a lavoro nel Canton Grigioni.
I sindacati, quindi, lasciano aperta la discussione: il confronto con le assemblee dei frontalieri ripartano dal prossimo 3 novembre. Al centro del dibattito resta, appunto, la tassa sulla salute.