(ANSA) – CATANIA, 31 OTT – Assolta perché il "fatto non sussiste". E’ la sentenza della Corte d’appello di Messina, sollecitata dalla Procura generale di Catania, nel processo di revisione a una 26enne che era stata condannata a sei anni di reclusione e alla perdita della potestà genitoriale per non avere protetto sua figlia dagli abusi dell’allora compagno 47enne. Secondo i giudici la donna non sarebbe intervenuta per paura di perdere la bambina e di ritorsioni da parte dell’uomo che negli anni l’aveva picchiata più volte violentemente. La vicenda, come ricostruisce il quotidiano La Sicilia che pubblica la notizia, ha come scenario Noto (Siracusa) e prende corpo l’11 novembre 2020 quando la donna alla fine trova il coraggio e denuncia l’ex compagno. Quel giorno era riuscita a sfuggire alla furia dell’uomo, scappando di casa per andare al pronto soccorso a farsi medicare le ferite al polso e alla schiena. Minacce, insulti, lesioni, privazioni, sequestro del telefonino, divieto di parlare con i suoi parenti erano le vessazioni subite dalla vittima, destinata a una casa protetta. Le indagini fecero emergere anche ripetuti atti sessuali commessi dall’uomo ai danni della figlia in tenerissima età. Abusi a cui l’imputato non era nuovo perché in passato aveva abusato anche della figlia avuta nella precedente relazione, cosa che gli era costata già una condanna per pedofilia. Pur essendo a conoscenza delle violenze ai danni della bambina, la madre non avrebbe denunciato l’uomo anche per paura di perdere la figlioletta. Nel processo che ne è scaturito il tribunale di Siracusa ha condannato l’uomo a dieci anni e otto mesi di reclusione, in continuazione con la precedente sentenza, e la donna a sei anni e alla perdita della responsabilità genitoriale. La sentenza era divenuta irrevocabile il 14 novembre del 2023. Il 7 maggio scorso la Procura generale di Catania ha avanzato alla Corte d’appello di Messina la richiesta di revisione del processo soltanto nei confronti della madre della bambina. I giudici avevano accolto l’istanza e pronunciato sentenza di proscioglimento "perché il fatto non sussiste". La donna è tornata in libertà e potrà nuovamente riabbracciare la figlia. (ANSA).
 
  
  
 






