Addio ai dehors fissi fuori dai locali di Como, è nuovo scontro politico. A fare chiarezza è l’assessore all’Edilizia privata e ai Lavori pubblici Maurizio Ciabattoni, che in consiglio comunale replica senza troppi giri di parole alle accuse mosse dagli esponenti comaschi di Fratelli d’Italia. Ma andiamo con ordine.
Como, addio ai dehors da aprile a settembre
Con la modifica all’articolo 67 del regolamento edilizio sulle chiusure stagionali degli spazi commerciali, Como si prepara a dire addio ai dehors da aprile a settembre. Le verande esterne, in molti casi fisse tutto l’anno sul suolo pubblico, dovranno essere smontabili e rimosse dopo sei mesi, in linea con la legge nazionale. Per intenderci: dovranno essere strutture provvisorie e potranno essere posizionate soltanto da ottobre a marzo. Per gli altri sei mesi, come detto, dovranno essere tolte e al loro posto ci potranno essere montati gli ombrelloni e posizionati i tavolini (se richeisti). Vietate, quindi, le coperture permanenti (gli “sgabbiozzi” di cui parla il sindaco Rapinese).

Il regolamento edilizio comunale parla chiaro: è di 180 giorni il limite per le strutture stagionali su suolo pubblico. “La modifica non è un atto politico né una scelta discrezionale del Comune di Como, ma nasce dall’applicazione obbligatoria di una legge statale. Un’amministrazione seria rispetta la legge dello Stato, indipendentemente dal colore politico”. A dirlo è l’assessore Ciabattoni, che prosegue replicando a Fratelli d’Italia. “Tra loro, nessun rappresentate ha chiesto chiarimenti tecnici in consiglio comunale, ritengo quindi che la norma fosse chiara fin dall’illustrazione del sindaco. Fatico a capire alcune dichiarazioni politiche pubbliche che sembrano imputare al Comune scelte che in realtà discendono da una legge nazionale”. Per Ciabattoni, “nessuno intende punire i commercianti. Applicare i 180 giorni non equivale a un atto politico – ribadisce l’assessore comunale – si tratta piuttosto di un obbligo giuridico. Chi lo contesta sta contestando il testo unico del regolamento edilizio”.

“Il vecchio articolo 67 del nostro regolamento edilizio era incompatibile con la normativa nazionale vigente. A quel punto l’amministrazione ha due scelte – spiega Ciabattoni – allinearsi alla legge o chiudere gli occhi. Noi abbiamo scelto la via della legalità”. E ancora: “Il nostro non è un atteggiamento anticomasco. Lo è quello di chi non rispetta la legge. Dire che il nostro è un atteggiamento anticomasco significa sostenere che per essere a favore dei comaschi bisognerebbe non rispettare la legge. Abbiamo fatto tutto ciò che un’amministrazione seria deve fare – conclude Ciabattoni – applicare la legge con trasparenza e nel rispetto della città“.
Per l’esattezza, ricorda Ciabattoni in consiglio comunale, “si tratta dell’applicazione di una legge statlae introdotta con la legge 120 del 2020, che ha integrato l’articolo del Dpr 80 del 2001”.





