Indennità di confine per il personale medico, sanitario e socio-sanitario comasco (e non solo), affinché il territorio torni a essere attrattivo e si freni la fuga oltreconfine. La Uil Fpl del Lario e Brianza scrive direttamente all’assessore regionale agli Enti Locali Massimo Sertori, che ha tra le sue deleghe i Rapporti con la Confederazione elvetica. L’appello è chiaro: ridare valore ai territori di confine, con un’attenzione particolare – si legge nella nota scritta dal sindacato – alle province di Como, Lecco e Sondrio, “fortemente esposte” agli effetti degli stipendi stellari garantiti nella vicina Svizzera, contro cui quelli lombardi (e non solo) non possono reggere il confronto.
Personale sanitario in Svizzera e indennità di confine, la Uil Fpl del Lario e Brianza scrive all’assessore regionale Massimo Sertori
Altrettanto chiara la proposta avanzata dal sindacato: destinare “una quota dei 120 milioni che la Svizzera versa annualmente ai comuni di confine, al fine di finanziare un’indennità economica stabile per il personale sanitario comasco, lecchese e della provincia di Sondrio”. Istituire, inoltre, una “Zona Economica Speciale dedicata ai territori di confine” e introdurre la “Tax Pax”, cioè “una riduzione della pressione fiscale per il personale sanitario operante nei territori di confine, al fine di compensare la differenza salariale con la Svizzera e favorire la permanenza dei professionisti nel sistema regionale lombardo.
Le “caratteristiche socio-economiche peculiari” scrive Massimo Coppia, segretario generale della Uil Fpl del Lario e Brianza, “da anni alimentano un fenomeno crescente di migrazione professionale verso il sistema sanitario svizzero. Un trend – prosegue Coppia – che sta compromettendo la capacità delle nostre strutture ospedaliere e territoriali nel garantire servizi essenziali, mettendo a rischio la tenuta del sistema sanitario provinciale“.
“In assenza di misure compensative – sottolinea il segretario generale – il gap competitivo non potrà essere colmato e continuerà ad aumentare”. Per questo, il sindacato definisce “indispensabile l’introduzione di un’indennità di confine che riconosca e compensi le difficoltà strutturali dei lavoratori della sanità impiegati – come detto – nelle province di Como, Lecco e Sondrio”, definite “aree disagiate”.
A Regione, spiega Coppia, è già stata consegnata “una petizione sottoscritta da oltre 1.100 lavoratori del comparto”, che testimonierebbe la necessità di un intervento immediato. Fondamentale, quindi, far sì che il Comasco e le altre aree di confine tornino a essere attrattive, per contrastare l’emorragia di competenze e garantire la qualità dei servizi sanitari alla popolazione.
Coppia riconosce il “forte impegno che Regione Lombardia sta dedicando ai territori di confine”, ma – al contempo – ribadisce che l’introduzione dell’indennità rappresenta “un passaggio non più rinviabile per salvaguardare la funzionalità del sistema sanitario e sostenere i lavoratori che quotidianamente operano con professionalità e dedizione”. Un tema che riguarda certo il mondo del lavoro, ma anche “la tutela della salute e dei servizi ai cittadini”. Per questo, il sindacato chiede un “incontro dedicato per illustrare nel dettaglio le criticità e le possibili soluzioni”. La speranza, del personale sanitario in primis, è che l’appello venga accolto e l’indennità di confine – questa volta – diventi realtà.





