Non è più la Svizzera di una volta, si registrano rincari persino in Ticino. E nonostante contro gli stipendi stellari della Svizzera, l’Italia non possa reggere il confronto, il ceto medio è più fragile anche in Canton Ticino e per molti, tra cittadini e commercianti, la crisi si fa sentire.
Rincari in Ticino, i prezzi aumentano e il ceto medio ora fa fatica
Per alcuni varcare il confine per fare la spesa e concedersi altri acquisti resta più conveniente, anche se la differenza di prezzo non sempre è degna di nota e di certo non è più abissale come lo era un tempo, considerando gli aumenti consistenti registrati in Italia.
Ormai in Svizzera è cara anche la benzina. Le lunghe code dai benzinai d’oltreconfine sono un lontano ricordo. Se prima, rifornirsi di carburante in Svizzera era un’abitudine di molti comaschi e non solo, oggi non è più così. Anzi, la situazione è diametralmente opposta: i “pendolari del pieno” si muovono in senso inverso. E così molti cittadini svizzeri risparmiano facendo acquisti in Italia, benzina inclusa, anche se la differenza di prezzo – lo precisiamo – non è poi così sostanziale.
C’è poi il tema dei salari, che – lo abbiamo detto ed è risaputo – sono irraggiungibili per gli italiani, ma di fatto il Ticino resta fanalino di coda. Il salario mediano nazionale supera i 7mila franchi, che sale addirittura a 7mila e 500 a Zurigo, ma scende a 5mila in Canton Ticino. Si aggiunge poi l’ennesima stangata, quella della cassa malati, che per i ticinesi è aumentata quasi dell’8% e si preannunciano nuovi rialzi dal 2026. Insomma, davvero il Ticino non è più il “paradiso” di una volta?
Le parole dei ticinesi
“Non è più la Svizzera di una volta, la situazione non è rosea come prima. La merce è aumentata, i servizi aumentano e anche le tasse: è aumentato tutto, mentre il potere d’acquisto è molto inferiore rispetto agli altri anni. La crisi si sente molto“, ci dice una ticinese. “Solo di caffè – sottolinea la commerciante – ho fatto il – 25% rispetto all’anno scorso. Vedo tanti colleghi che hanno chiuso o stanno chiudendo”.
Lo notano anche i frontalieri che ogni giorno si recano in Ticino per lavoro: “Non c’è più la convenienza di un tempo”, commenta. “Si fa fatica”, fa eco una cittadina di Chiasso. “Qui costa tutto caro, se non si fanno compere in Italia qui si fa fatica ad arrivare a fine mese”, aggiunge un pensionato. “Ci sono prodotti che convengono ancora in Italia, per altri invece non vale la piena farsi il viaggio, perché la differenza di prezzo non è più così significativa”, spiega una residente.
“Un momento non facile”: il commento del vicesindaco di Chiasso
Economia ticinese, non è un momento facile neppure per chi abita soltanto pochi chilometri più in là della provincia di Como. Niente a che vedere – va detto – con il quadro economico-finanziario in cui versano altri Paesi europei, Italia inclusa, ma è comunque una sentinella che permette di delineare una situazione in cambiamento. Potrebbe sembrare paradossale se si considera che, da sempre, la Svizzera – e in primis il Ticino data la sua vicinanza – è uno dei territori più attrattivi per i lavoratori italiani. Lo dicono i numeri: tra alti e bassi, i frontalieri in Ticino – in larga parte comaschi – sfiorano quota 80mila. Il problema, però, lo vive chi in Ticino non ci va soltanto per lavoro, ma ci vive ogni giorno.
“Siamo di fronte a una situazione mondiale”, commenta il vicesindaco di Chiasso, Davide Lurati. “Dalla lunga onda del Covid, poi le guerre e l’inflazione in rialzo: adesso ci ritroviamo con una coperta corta e dovunqe la si tiri c’è un problema. Anche noi registriamo diversi aumenti, dalla cassa malati ai servizi, passando per le assicurazioni. Non è un momento facile per nessuno”.
Insomma, il caro vita comincia a far sentire i suoi effetti anche in Ticino. Tra acquisti online, sconti vari in più periodi dell’anno e prezzi in aumento, per molti commercianti – anche di lusso – i clienti stanno diminuendo. Alla vigilia delle festività natalizie si nota che l’affluenza non è quella di una volta e a fine mese gli incassi non sono gli stessi di qualche anno fa. Per i residenti in Ticino, però, la vera piaga è la cassa malati. A livello nazionale nel 2026 dovrebbe aumentare del 4,4%, ma soltanto in Ticino la cifra sale addirittura al 7%.
“Noi abbiamo un problema grandissimo con le casse malati, che stanno regisrando un’esplosione di costi ed è al primo posto tra le preoccupazioni delle persone. C’è stato un aumento anche per i generi alimentari, ma si sono notati soprattutto gli aumenti (importanti) registrati in Italia, verso cui si dirigono molti ticinesi per fare la spesa”, sottolinea Lurati. ” Noi invitiamo a restare in Ticino per gli acquisti, altrimenti i negozi del corso rischiano di chiudere – precisa ancora il vicesindaco di Chiasso – Però si è notato che la differenza dei prezzi non è più la stessa che si notava fino a qualche anno fa. Prima in Italia il prezzo di molti prodotti al supermercato era la metà di quello ticinese. Oggi invece il divario è diminuito“.
L’aumento dei prezzi riguarda, più in generale, il settore sanitario, ma non solo: interessa anche i generi alimentari e lo si nota nelle spese quotidiane. Rincari però che – in proporzione – niente hanno a che vedere con quelli italiani. Per chi sta al di qua del confine, insomma, oltre al danno la beffa: i prezzi aumentano, gli stipendi sono congelati e il potere di acquisto cala.
Il flusso di lavoratrici e lavoratori frontalieri verso la Svizzera non accenna a fermarsi, segnando un nuovo aumento nel terzo trimestre del 2025. A fine settembre i pendolari con permesso G che ogni giorno varcano il confine per lavorare in Svizzera erano circa 410mila, di cui oltre 79mila diretti in Ticino. Questo perché la Svizzera, impossibile negarlo, per gli italiani resta un porto sicuro, attrattiva per i lavoratori italiani che possono beneficiare di stipendi contro cui non c’è partita. Eppure, dicono i ticinesi, dimentichiamoci la Svizzera così come l’abbiamo sempre conosciuta.
“Non è più la Svizzera di una volta”, dice chiaramente il vicesindaco Lurati. “Anche il ceto medio inizia a fare fatica. La coperta è corta, tutto aumenta e quindi oggi bisogna cercare di trovare le giuste soluzioni, ma non è semplice”. C’è poi il tema dei salari, che – lo abbiamo detto ed è risaputo – sono irraggiungibili per gli italiani, ma di fatto il Ticino resta fanalino di coda. Mentre i rincari si fanno sentire, l’aumento in busta paga non sta al passo col resto della Svizzera e così molti ticinesi si sentono schiacciati da un costo della vita sempre più salato. Il salario mediano nazionale supera i 7mila franchi e sale addirittura a 7mila e 500 a Zurigo, ma scende a 5mila in Canton Ticino. E così i professionisti ticinesi scappano in altre zone della Confederazione Elvetica, dove gli stipendi hanno ben altre cifre. Insomma, anche il Ticino vive una migrazione interna di fronte a cui non si può restare indifferenti.
“Il Ticino si colloca ben al di sotto dello stipendio mediano in Svizzera. Addirittura registra il 20/25% in meno. In questa sitauzione, diventa difficile trattenere i nostri ragazzi o riportarli nelle nostre città dopo essersi formati in università di Zurigo, Ginevra e Basilea”, sottolinea il vicesindaco Lurato.
Un territorio che cambia, dicevamo, ma che resta attrattivo per chi si muove per lavoro e lo è anche per chi sceglie di scoprire le bellezze rossocrociate. “Ritengo – conclude Lurati – che Chiasso, il Mendrisiotto, Lugano e il resto del Ticino possa continuare ad avere una sua attrattività per tutti coloro che li vogliano visitare e desiderano fare acquisti nei nostri negozi“. Un invito da cogliere, quindi, in vista dei regali di Natale e delle festività alle porte.






