Un via vai sospetto di furgoni carichi di rottami ferrosi notato dai carabinieri della stazione forestale di Carlazzo ha fatto scattare un’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e sfociata oggi nell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare per cinque persone residenti in provincia di Lecco, tutte ai domiciliari, accusate a vario titolo di traffico illecito di rifiuti e gestioni di rifiuti non autorizzata. Sette invece gli indagati a piede libero, tra i quali tre marocchini residenti in provincia di Como.
Tonnellate di rifiuti
Nel corso dell’indagine, coordinata dal pubblico ministero Bruna Albertini, sono stati ricostruiti profitti illeciti per un totale di circa 1,9 milioni di euro relativi alla gestione di almeno 2.700 tonnellate di rifiuti. L’organizzazione ruotava attorno a un’azienda di produzione di prodotti metallici della provincia di Lecco, un’attività a gestione familiare nella quale lavorano i cinque destinatari delle misure cautelari. L’operazione oggi ha coinvolto un centinaio di militari. Sono stati sequestrati anche cinque automezzi per il trasporto illegale di rifiuti e sono ancora in corso accertamenti su circa 80 persone che occasionalmente consegnavano rifiuti.
Il sistema
Le indagini, dopo le prime segnalazioni dei militari dell’Arma di Carlazzo, sono state gestite dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Milano, agli ordini del tenente colonnello Camillo Di Bernardo. Gli indagati, secondo quanto ricostruito dall’accusa, avevano organizzato un ampio sistema di raccolta illecita di rifiuti, anche porta a porta, che venivano poi consegnati nell’azienda in provincia di Lecco anche se privi del formulario d’identificazione rifiuti e senza l’obbligatoria iscrizione dei mezzi di trasporto all’albo gestori ambientali. I responsabili dell’attività illecita avrebbero anche cercato di evitare i controlli e di sviare le indagini.