A Como continua a far discutere il progetto del nuovo stadio Sinigaglia. Secondo Elisabetta Patelli, presidente onoraria dei Verdi, non si tratta semplicemente di rifare un impianto sportivo, ma di un’operazione urbanistica e commerciale di proporzioni enormi, destinata a trasformare radicalmente il volto della città. Al centro della critica avanzata da Patelli ci sono due punti fondamentali: l’assenza di una visione strategica da parte dell’amministrazione comunale e il vero cuore dell’investimento, che poco ha a che fare con il calcio. Il progetto, infatti, prevede resort di lusso, shopping di alta gamma, intrattenimento esclusivo e parcheggi multipiano, in un’area già fragile dal punto di vista urbanistico e paesaggistico.
Per la rappresentante dei Verdi, la giunta avrebbe steso “un tappeto rosso” agli investitori indonesiani Hartono-Suwarso, tra i più ricchi al mondo, senza chiedere contropartite significative per la città: nessun canone di concessione, aree comunali cedute gratuitamente, tra cui quelle della scuola Corridoni e del Pulesin, e servizi pubblici spostati in periferia. Il tutto per un investimento da circa 170 milioni che promette ricavi miliardari alla proprietà. “Dal punto di vista degli investitori, tutto ciò e’ legittimo e comprensibile. Ma la città, già presa d’assalto dai turisti in estate, con code davanti ai ristoranti e traffico perennemente congestionato, può davvero sopportare questi grandi progetti?” si domanda Patelli che conclude con un chiaro appello finale: “Serve una maggiore partecipazione, trasparenza e soprattutto attenzione all’interesse pubblico, prima che sia troppo tardi”.