La situazione dei quasi 70mila frontalieri che entrano e escono quotidianamente dalla Svizzera è uno dei temi che ha creato maggiori dubbi e confusione fin dalle prime notizie sull’ipotesi di “chiusura” della Lombardia. Domenica pomeriggio, il ministero degli Esteri ha chiarito ufficialmente che, per motivi di lavoro, gli italiani che lavorano in Ticino e in Svizzera possono continuare a raggiungere la Confederazione Elvetica.
Il via vai alle dogane oggi è apparso più limitato rispetto a una normale giornata di lavoro, ma il transito è stato comunque incessante. I frontalieri, in caso di controllo sono tenuti a mostrare il permesso di lavoro e dimostrare che si spostano per esigenze legate all’attività professionale. Le autorità italiane hanno chiarito che è ritenuta valida anche l’autocertificazione, naturalmente con le conseguenze, penali, previste in caso di dichiarazione falsa.
Già sabato sera, dopo le prime indiscrezioni sulla imminente decisione del Governo di chiudere la Lombardia, decine di frontalieri, ella maggior parte dei casi su richiesta del datore di lavoro, si sono trasferiti temporaneamente oltreconfine, in albergo o in altri alloggi, per avere la certezza di poter continuare a lavorare. Domenica, nelle strutture ricettive della fascia a ridosso del confine erano decine gli italiani presenti, con prenotazioni anche per l’intera settimana, in attesa di valutare l’evolversi della situazione.
La Svizzera, che peraltro ha ripetuto l’invito ai cittadini elvetici a non andare in Italia e in particolare nelle zone più a rischio, ha confermato comunque l’apertura delle dogane e la possibilità per i frontalieri di entrare e uscire dalla Confederazione.
Le Lega dei Ticinesi all’attacco dopo le restrizioni imposte in Lombardia. Il consigliere nazionale Lorenzo Quadri ha chiesto al governo svizzero di impedire l’ingresso agli italiani, ad eccezione dei lavoratori impiegati nella sanità.
“I motivi professionali gravi ed inderogabili” possono valere per i frontalieri sani necessari al funzionamento del sistema sanitario ticinese o dei servizi di base – attacca Quadri – Certamente non per i 45mila assunti nel terziario”.
“Il Consiglio federale vuole trasformare il Ticino nella Lombardia svizzera? – chiede Quadri – Tutta la Lombardia è zona rossa, però per Berna i 70mila frontalieri possono entrare in Ticino come se niente fosse. Agli svizzeri il consiglio federale dice di non andare in Italia, quindi ammette che il pericolo è reale. Perché far entrare i frontalieri senza alcuna limitazione?”.
Il consigliere nazionale arriva a chiedere le dimissioni del Consiglio federale. “Quando in Ticino cominceremo a contare non solo i contagi e i ricoveri in cure intense, ma anche i decessi – attacca – chi rifiuta ostinatamente di prendere misure al confine perché la libera circolazione delle persone viene prima delle emergenze sanitarie, potrà ancora guardarsi allo specchio? Il Consiglio federale abbia almeno il coraggio di ammettere che non decide nulla e che non comanda nulla. In Svizzera, sulla salute dei ticinesi, decide il consiglio dei ministri italiano. Quindi il Consiglio federale è inutile. E allora che si dimetta”.