Un hotel extralusso con tanto di Spa. La fantasia vola sopra i padiglioni e le vecchie mura di Villa Erba. E immagina un futuro a cinque stelle per il complesso edilizio affacciato sul primo bacino del lago. Complice la crisi dei poli espositivi e la debolezza ormai strutturale degli enti locali, qualcuno nei mesi scorsi ha lanciato l’idea di abbandonare la strada incerta delle fiere per imboccare quella molto più sicura del turismo. La notizia è sempre rimasta sott’acqua. Se n’è parlato in alcuni ambienti ma sempre sottovoce, perché lo “scandalo” di una simile proposta sarebbe probabilmente difficile da contenere. Eppure c’è chi insiste. Più fonti, in questi ultimi giorni, hanno confermato l’esistenza di un progetto di trasformazione di Villa Erba. Almeno due dei quattro soci pubblici sono stati coinvolti, a più riprese, in «ragionamenti informali» su un clamoroso cambio di rotta. Quando furono costruiti, i padiglioni espositivi costarono 50 miliardi di lire. Soldi pubblici spesi per il rilancio del tessile e non per le vacanze di qualche miliardario. L’ex presidente della Camera di Commercio di Como, Marco Citterio, ieri ha detto: «Non si può pensare a Villa Erba come un polo fieristico, non ne ha più le caratteristiche, la dimensione». L’ipotesi albergo, così come è stata ventilata, prevederebbe un diverso utilizzo di parte dei padiglioni e la realizzazione di una Spa. Il punto più critico è ovviamente legato ai vincoli architettonici della villa storica, ma le soluzioni possibili sono diverse. La trasformazione è una possibilità. Ne sentiremo parlare di nuovo. Soprattutto se dovesse fallire la ricapitalizzazione della società che oggi gestisce il polo fieristico. Questo è un altro punto decisivo della questione. Gli enti locali sono talmente deboli finanziariamente da non poter permettersi margini di manovra. C’è chi fa il tifo per un fallimento di ogni possibile trattativa. E spera che la riconversione diventi l’unica via d’uscita.