Il Duomo di Como non sarebbe stato sufficiente nemmeno senza le regole anti Covid a contenere le centinaia di persone che ieri sera hanno voluto partecipare al rosario per don Roberto Malgesini guidato dal vescovo monsignor Oscar Cantoni.
Una folla immensa che ha riempito rapidamente i 300 posti disponibili all’interno della Cattedrale e poi la piazza e le vie attorno alle navate laterali del Duomo. Gli altoparlanti sistemati all’esterno hanno permesso a tutti di partecipare alla preghiera. Una partecipazione enorme, la testimonianza chiara ed evidente di quanto don Roberto abbia lasciato il segno e di quanto il suo servizio fosse importante e significativo.
Un’intera città unita nel ricordo di don Roberto. In Cattedrale, spazio solo al dolore, alla commozione e alla riconoscenza per il sacrificio del sacerdote.
“Abbiamo tra noi un nuovo martire della carità, a volte incompreso, come già nel 1999 don Renzo Berettta – ha detto il vescovo – Don Roberto non è scappato davanti alle tante croci dei fratelli. Non ha fatto grossi discorsi sui poveri, non li ha distinti tra buoni e meno buoni, nostri e stranieri, cristiani o di altre confessioni, ma si è prodigato con amore in totale umiltà senza clamore né riconoscimenti di sorta”.
“Amava agire in sordina, quasi di nascosto in piena discrezione – ha aggiunto – Ricordo don Roberto come un prete felice di amare Gesù servendolo nei poveri, nei profughi, nei senzatetto, nei carcerati, nelle prostitute. Un ministero di carità spicciola indirizzato alle persone singolarmente prese a cui offriva tempo, energie, delicate attenzioni e premure e un grande cuore”.
“I comaschi, almeno quelli che riconoscono chi agisce concretamente rispetto a chi lancia proclami vuoti ha nutrito per lui una garbata ammirazione, lo ha riconosciuto come un pastore degno di stima e di affetto – ha detto ancora il vescovo – Lo piangono anche i suoi assistiti di nazionalità, culture e religioni diverse, che lo vedevano come un padre che aveva sempre tempo per ciascuno di loro. Don Roberto rifletteva nel clima disumano che in questo periodo spesso respiriamo il segno vivo della tenerezza di Dio. Possa il suo sacrificio dare nuovo impulso
al nostro presbiterio e a me stesso, per ripartire con rinnovata forza d’animo e con lo stesso gusto della carità che ha contraddistinto il suo ministero”.