Como, Erba e Cantù. Tre realtà governate da sindaci diversi, con diverse convinzioni politiche e perfino etiche. Ad unire le tre amministrazioni comunali questa volta – e mai verbo fu più adatto – è la legge sulle unioni civili da pochi giorni diventata realtà e al centro di feroci polemiche. Polemiche che non toccano, però, i primi cittadini dei tre Comuni più grandi e rappresentativi della provincia di Como, assieme a Mariano Comense. Se infatti i sindaci del Carroccio, anche nel Comasco, sono pronti a ribellarsi e a rifiutarsi di celebrare le unioni tra persone dello stesso sesso, esponendosi perfino al commissariamento, non la pensano così gli amministratori di Como, Erba e Cantù. «Il Comune di Como rispetterà le norme dello Stato – commenta Mario Lucini – personalmente celebro pochi matrimoni, in base al tempo e alla conoscenza della coppia, e anche nel caso delle unioni civili valuterò allo stesso modo». Altrettanto chiaro il pensiero di Lucini sulla legge. «Più che per gli eterosessuali, che hanno già il matrimonio come possibilità, penso sia importante questa legge perché dà diritti e doveri alle coppie omosessuali, ufficializzando la loro unione». Non avrà problemi a celebrare unioni civili anche tra persone dello stesso sesso il primo cittadino di Cantù, Claudio Bizzozero. «E’ un timido passo avanti ma meglio di niente anche se non è il primo problema del Paese. I veri argomenti da trattare sono quelli economici, la pressione o rapina fiscale». Da Cantù a Erba, anche qui le unioni civili verranno regolarmente celebrate. «Come sindaci siamo ufficiali di governo e dobbiamo rispettare le leggi e anche Erba garantirà il servizio com’è giusto che sia – spiega il sindaco Marcella Tili – Personalmente non celebro matrimoni e delego le cerimonie agli assessori o ai cittadini abilitati che decideranno cosa fare. Certamente trovo la legge confusa e avrei preferito maggior dialogo, senza voto di fiducia su un tema simile». Intanto si estende il fronte del “No” in Lombardia, a partire dalla provincia di Como. «Tutti i sindaci della Lega Nord in Lombardia seguiranno l’esempio del sindaco leghista di Canzo, Fabrizio Turba che ha già annunciato che non farà celebrare nel suo Comune nessun matrimonio omosessuale, e non lo farà celebrare da nessuno dei suoi assessori, e per questo è pronto a farsi commissariare dal Prefetto» ha detto il segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi. Al gruppo si aggiunge il primo cittadino di Rovello Porro, il leghista Gabriele Cattaneo. «Come sindaco del mio Comune, non celebrerò alcun matrimonio fra due persone dello stesso sesso e non chiamatemi omofobo. Non condanno nessuno ma, nessuno mi può “obbligare”».