I dissidenti non sono fuori dal Partito Democratico. Non ancora, almeno. Ma quanto accaduto giovedì scorso in consiglio comunale lascerà una profonda cicatrice nella maggioranza fino alla fine del mandato.
Com’è noto, il consiglio comunale di Como non ha approvato la vendita di una parte delle azioni – circa l’8% – di Acsm Agam, la multiutility che si occupa di acqua elettricità e gas. Determinate è stato il voto contrario di due consiglieri del Pd, Favara e Grieco, che hanno messo in seria difficoltà sia il sindaco Mario Lucini, sia il Pd, la principale forza di maggioranza a Palazzo Cernezzi. Ieri, il caso Acsm Agam è stato al centro di una riunione tra vertici e consiglieri cittadini del Partito Democratico. I due dissidenti non c’erano, com’era prevedibile, perché erano l’oggetto della discussione. Le parole del segretario cittadino, Stefano Fanetti, suonano come un ultimatum. <Non vogliamo sbattere fuori nessuno. Ma non possiamo tollerare certi atteggiamenti. E’ un problema di forma e di contenuto>. Secondo Fanetti, <alcune dichiarazioni virulente di Favara hanno creato fratture e agitato le acque>.
Per il segretario cittadino del Pd, però, il problema non è solamente nelle parole, ma anche nei fatti. Come il voto contrario di giovedì scorso. <Possono esistere posizioni diverse, possiamo confrontarci, ma chi sta in un gruppo poi deve rispettare la linea del gruppo. Altrimenti è libero di prendere strade diverse>, dice. <E’ evidente che la votazione di Acsm è stata un problema dal punto di vista politico, non solo amministrativo. La credibilità del partito viene messa in discussione>.
Quindi, la proposta di una pace armata con i dissidenti. <Un patto di fine mandato – precisa Fanetti – quattro o cinque punti chiave sui quali votare in modo compatto, senza sorprese>.
Uno dei temi delicati sui quali chiedere fedeltà ai consiglieri potrebbe essere il piano urbano del traffico. Sempre che l’amministrazione riesca a portare il documento in aula entro la fine del mandato. Il Pd – o meglio, il sindaco di Como – dovrà poi cercare di tenere insieme anche gli altri dissidenti della maggioranza che, appartenendo ad altre formazioni, sono ancor meno soggetti a vincoli e fedeltà politiche.