Da giorni non si parla d’altro, anche sui social: la normativa in vigore dal primo gennaio che impone ai supermercati di far pagare, in media 2 o 3 centesimi, il sacchetto biodegradabile per frutta, verdura, carne e pesce, e da 5 a 10 centesimi quello per i medicinali in farmacia, ha scatenato reazioni infiammate tra i consumatori. C’è chi si indigna perché considera il provvedimento un ulteriore modo per tassare i cittadini e chi, suo malgrado, accetta di pagare ciò che viene imposto dall’alto. La polemica corre sul web e qualcuno organizza anche proteste concrete, pubblicando foto con arance e mele prezzate singolarmente senza sacchetto e invitando gli altri consumatori a fare lo stesso. Per il bene dell’ambiente, visto che la finalità sarebbe proprio quella di evitare lo spreco di plastica, c’è chi trova soluzioni alternative senza gravare sulle tasche dei cittadini. Succede oltreconfine, in Svizzera, dove dal 6 novembre scorso i supermercati Coop offrono a pagamento sacchetti per frutta e verdura riutilizzabili, le cosiddette Multi-Bag, realizzate in cellulosa certificata a partire da legno di faggio e lavabili in lavatrice. Si tratta di un’alternativa sostenibile molto apprezzata dalla clientela: come fanno sapere dai vertici della catena, infatti, ne sono già state acquistate oltre 50 mila. Utilizzarle è semplice: frutta e verdura devono essere pesate senza sacchetto e imbustate solo in seguito, con la possibilità di riporre diverse varietà di prodotti nella stessa Multi-Bag, incollando sopra le etichette con i prezzi, che poi è possibile rimuovere. Un’opzione che non rappresenta un’imposizione: il supermercato continua infatti a mettere a disposizione sacchetti di plastica gratuiti e i clienti hanno la possibilità di portare da casa il proprio sacchetto o contenitore, a patto che sia trasparente, in modo da permettere al personale di cassa di vederne il contenuto. Intanto, dal Ministero della Salute arriva un’apertura ai sacchetti portati da casa, ma solo se monouso e idonei agli alimenti.
Perché gli Italiani si lamentano di pagare pochi centesimi per soluzioni che permettono di ridurre drasticamente l’inquinamento da plastica e sono contenti di pagare i sacchetti della spesa biodegradabili che nella maggior parte dei casi fanno pubblicità al negozio? Penso due cose: la prima è che queste norme dovevano essere entrate in vigore anni fa – forse l’ambiente sarebbe migliore – la seconda è: i negozi che hanno la possibilità dovrebbero – magari a chi ha la tessera – offrire gratuitamente questi sacchetti appunto in cambio della “fidelizzazione”. Concludo dicendo: ma non è che questa decisione scoccia a tutte quelle persone che portavano a casa per gli utilizzi più svariati decine di sacchetti solo perché erano gratis? meditate gente, meditate…….. Massimo.