Un tempo era via Stazzi a Como il cuore pulsante dell’azienda, poi man mano con il processo di fusione, Monza è diventata il quartier generale. Il luogo delle vere decisioni. Il Lario non esercita più un ruolo di primo piano. Acsm Agam, la ex municipalizzata comasca di luce e gas oggi parte di una nebulosa industriale vastissima, con il territorio d’origine ha un legame che la politica, in particolare, ma anche le associazioni di categoria hanno definito meno solido (a dir poco) rispetto al passato, sia per quanto riguarda la capacità di influire nelle scelte di fondo, sia per quanto riguarda le tariffe, bollette alla mano.
“Non capisco perché abbiamo ancora questa partecipazione – tuona il consigliere comunale d’opposizione Alessandro Rapinese della lista Rapinese sindaco – si tratta solo di poltrone per i trombati della politica. Quando tra due anni sarò il primo cittadino di Como, correrò subito a vendere le azioni. Temo però che quel punto saranno anche meno appetibili”. Il consigliere rivendica anche il fatto di essersi sempre opposto in passato alla fusione.
“Quello che vediamo oggi è il risultato dell’azione di tre sindaci, da Bruni a Lucini a Landriscina. Quest’ultimo non ha cambiato le cose e ha voluto che andasse così – aggiunge ancora Rapinese – Nello specifico – conclude – l’attuale rappresentante del Comune, Marco Rezzonico, non lo avrei nominato”.
Nella discussione interviene anche Fabio Aleotti, Movimento 5 Stelle. “Perdere la sede operativa a favore di Monza ha comportato diverse cose e mi chiedo anche come è stato strutturato l’eventuale spostamento dei dipendenti”, dice. E poi, parlando dei rappresentanti all’interno degli organi amministrativi, è sulla stessa lunghezza d’onda di Rapinese: “Queste nomine non vanno per curriculum ma sono politiche, bisognerebbe poter svolgere – conclude – un’azione più incisiva di verifica e controllo”.