Sono 1.361 i cinghiali abbattuti in provincia di Como dal primo gennaio al 30 settembre 2020. E’ il dato più alto della Lombardia. I numeri diffusi dalla Regione parlano di un incremento rispetto all’anno precedente (quando erano 1.265) nonostante i mesi di lockdown.
“Con la nuova legge regionale abbiamo introdotto la possibilità di effettuare la caccia di selezione durante tutto l’anno anche nelle ore serali con visore notturno – ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura, Fabio Rolfi – Dallo scorso anno è praticabile anche la tecnica del foraggiamento. La risposta del governo – aggiunge, senza nascondere il disappunto – è stata quella di impugnare le nostre ultime modifiche normative. La Regione Lombardia ha sfruttato tutte le possibilità previste dalla legge nazionale, che risulta ormai anacronistica rispetto alle esigenze attuali dei territori” dice ancora l’assessore.
Gli abbattimenti dei cinghiali in Lombardia sono aumentati del 25 per cento in un anno. Sono passati dai 2.908 del 2019 ai 3.932 del 2020.
“La fauna selvatica in eccesso provoca danni abnormi all’agricoltura ed è un pericolo per la sicurezza dell’uomo” sottolinea Rolfi snocciolando altri numeri. Lo scorso anno sul territorio si sono registrati 128 incidenti stradali e Regione ha rendicontato 600.000 euro di danni causati da questa specie all’agricoltura.
Coldiretti, dal canto suo, sottolinea che il problema “è tuttora gravissimo” sul Lario e chiede di ampliare le misure di contenimento del cinghiale.
“I danni effettivi – dice il presidente dell’associazione di Como e Lecco, Fortunato Trezzi – sono di cifre molto superiori, molti non li denunciano più, anche perché si ripetono continuamente”. Stessa cosa per gli incidenti stradali. “La situazione di pericolosità delle nostre strade è sotto gli occhi di tutti – conclude Trezzi – con le invasioni dei selvatici che si sono moltiplicate a dismisura durante il lockdown dei mesi scorsi”.