Le critiche al sistema regionale di prenotazione e gestione dei vaccini non arrivano solamente dalle fila dell’opposizione, quindi dalla politica.
Ad alzare la voce ora è anche il mondo delle associazioni. In questo caso le Acli di Como. I toni sono tutt’altro che concilianti: “Le Acli – si legge nel comunicato stampa – denunciano con sgomento la mancata organizzazione, nonché i notevoli ritardi della gestione delle vaccinazioni nella provincia di Como che ha causato disagi, malumori e scompigli”.
“Speravamo in una vaccinazione rapida”
“La nostra preoccupazione – precisa il presidente Emanuele Cantaluppi – è rivolta in particolare agli anziani e a quelle categorie di cittadini che rivestono condizioni di maggior fragilità, in quanto, in un momento già critico per la presenza della terza ondata del virus, si sperava in una vaccinazione rapida. Invece, i cittadini comaschi si sono dovuti confrontare con un sistema di prenotazioni in tilt, con convocazioni mai arrivate o appuntamenti dati a chilometri di distanza, avendo davanti una finestra di dati che rileva la Lombardia prima in Italia per numero di decessi, e con la percentuale di dosi di vaccino somministrate sul totale di quelle consegnate, tra gli ultimi posti”.
“Altro che eccellenza lombarda”
Le Acli di Como parlano di “defezioni, disorganizzazione e confusione”. Si dicono “consapevoli della complessità” della campagna vaccinale, ma chiedono procedure più snelle e precise. “A fronte dei ripetuti errori che hanno causato disservizi alla popolazione legati all’organizzazione del sistema vaccinale, in particolare anziani e fragili, le Acli – conclude il comunicato – chiedono chiarezza e assunzione di responsabilità da parte di Regione Lombardia e di Ats Insubria, che continua a rivendicare la bontà o, di più, l’eccellenza del sistema sanitario lombardo”.