13 tigli. Probabilmente senza futuro. Con il cantiere delle paratie che avanza, gli alberi sul lungolago di Como, tra la primavera e la prossima estate, dovrebbero essere abbattuti per continuare i lavori. E la decisione, che sembra irremovibile, ha innescato reazioni e proteste. Soprattutto perché l’abbattimento degli alberi non deriverà dal loro stato di salute, (non sono infatti malati), ma per fare spazio alla nuova passeggiata.
C’è quindi chi nelle ultime ore ha lanciato un messaggio molto chiaro. Come lo scrittore comasco Davide Fent che ha invitato a incatenarsi agli alberi chi come lui è contrario alla decisione dell’amministrazione: “Ritengo che tale operazione sarebbe un danno ambientale e paesaggistico molto grave. La loro disposizione è fondamentale e crea ombra sulla passeggiata” ha spiegato Fent.
Nei giorni scorsi si era espresso contro anche l’ex assessore alla Viabilità Nini Binda. E il tema non è nuovo, come ricorda Civitas. «È del 2010 la mozione del consigliere Bruno Magatti, oggi presidente della lista civica, approvata dal consiglio comunale nella quale si impegnavano il sindaco e la giunta a preservare il doppio filare alberato durante la fase progettuale e realizzativa dei lavori – scrive Civitas – Quell’impegno avrebbe dovuto, a nostro parere, essere ripreso e sostenuto dall’attuale amministrazione fin dall’insediamento del nuovo cantiere paratie. Sempre secondo la lista civica un impegno così chiaramente espresso da una mozione discussa, votata e approvata senza voti contrari, definisce anche una precisa volontà del Consiglio, e quindi, dei cittadini. Motivo per cui, a detta di Civitas, il Comune dovrebbe ancora di più “vigilare sulle scelte progettuali”.
In base alle ultime notizie in arrivo da Regione Lombardia sembra però che per queste piante (quelle davanti alla vasca B) non ci sia altra soluzione se non l’abbattimento. “Io ritengo che sia imprescindibile per il Comune giocare un ruolo attivo nella risoluzione della vicenda e senza subire” ha commentato Mario Gorla, consigliere di Fratelli D’Italia, “le scelte di altri ed abdicare al proprio ruolo programmatorio”. E’ sempre Gorla ha parlare anche di modi per “risolvere gli impedimenti al cantiere senza escludere la salvaguardia dei tigli esistenti”. Una possibilità secondo il consigliere, sarebbe lascerebbe agli agronomi il compito di decidere sulla fattibilità del recupero degli alberi o su una nuova piantumazione.