“La guerra” del pass Covid è iniziata anche oltreconfine. Il dibattito è più acceso che mai in vista della votazione del 28 novembre quando il popolo svizzero sarà chiamato ad esprimersi su tre questioni: tra queste spicca la legge Covid 19.
I passaggi precedenti
Per ricapitolare: dal settembre 2020, quando il Parlamento l’ha adottata, la legge dispone i provvedimenti per far fronte alla pandemia e limitare i danni economici. In risposta all’evoluzione dell’emergenza la legge è stata modificata più volte. A seguito di un referendum – il 13 giugno 2021 – gli svizzeri l’hanno approvata con il 60% dei voti. Il prossimo 28 novembre una parte di essa sarà sottoposta di nuovo al voto del popolo essendo stato chiesto un altro referendum. Sotto ai riflettori gli adeguamenti decisi dal Parlamento lo scorso marzo, in quel contesto ha istituito la base legale per il certificato Covid che aveva chiesto di rilasciare alle persone guarite, vaccinate o sottoposte a test, al fine di agevolare i viaggi all’estero e consentire lo svolgimento di determinati eventi. Molto simile, dunque, al green pass italiano.
Il dibattito tra sostenitori e contrari
Ma anche in terra rossocrociata c’è chi si oppone sottolineando che una legge Covid esiste già, l’inasprimento – e in particolare l’obbligo di certificato – viene contestato. Si è costituito un comitato che ha lanciato la campagna “NO alla legge Covid”. Botta e risposta sull’utilità o meno del documento sono iniziati e dividono come in Italia l’opinione pubblica. Se alle urne vincerà il no il pass decadrebbe e la Svizzera.
Le altre questioni al voto
Il popolo svizzero il 28 novembre sarà chiamato a esprimersi anche su altre due iniziative: una sulla giustizia e una sulle cure infermieristiche.