Personale sotto organico, condizioni difficili per chi vive e chi lavora all’interno del carcere.
A lanciare l’allarme sulla situazione del carcere del Bassone di Como attraverso un comunicato sono Dario Esposito e Salvatore Monteduro, rispettivamente responsabile Uil Pa Polizia Penitenziari di Como e segretario Generale Uil Lario.
“La casa circondariale -scrivono- è considerata un istituto medio-piccolo. In linea di principio uno di quegli istituti in cui si potrebbero meglio concentrare le poche e limitate risorse costituite da uomini, mezzi e fondi. Conta infatti un totale di 370 detenuti”.
Riguardo al personale, “L’organico previsto dalla normativa prevedrebbe 236 unità -spiegano- ma, la forza operativa presente a dicembre 2021 era di 194 unità, ossia di 42 baschi azzurri in meno del previsto.
Dagli ultimi dati ufficiali forniti alle organizzazioni sindacali dall’amministrazione relativi allo stesso periodo, pensionamenti, trasferimenti e servizi di missione per corsi di aggiornamento, hanno aumentato ancor di più le difficoltà”.
Allarmanti le mancanze in due ruoli chiave per l’istituto secondo la Uil, con una carenza del 70% nel ruolo di ispettore, e di circa l’80% in meno in quello di sovrintendente.
A farne le spese, vi sarebbero i diritti soggettivi dei poliziotti penitenziari, che in alcuni casi si troverebbero a rinunciare al riposo settimanale, ma anche quelli dei detenuti stessi presenti in un istituto aperto nel 1983 (e costruito anni prima) quindi progettato secondo modelli passati.
Esposito e Monteduro citano un passaggio della Costituzione: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” e si chiedono: “Lo Stato può garantire, in strutture superate e con importanti mancanze d’organico, il percorso rieducativo?
La Uil -concludono- chiede che le istituzioni ai vari livelli si occupino delle problematiche vissute nella casa circondariale di Como e non si aspetti un nuovo “casus belli””.