Il futuro del Casinò di Campione è nelle mani dei creditori, in particolare degli ex dipendenti. Oggi in tribunale a Como è stata convocata l’adunanza dei creditori. Sono chiamati a esprimere un parere, positivo o negativo, sul piano di concordato. il documento ha permesso il salvataggio della casa da gioco dell’enclave. Decisivi saranno i prossimi 20 giorni. Entro questo termine, gli aventi diritto potranno esprimere il loro voto.
I creditori sono divisi in quattro gruppi. Perché ci sia il via libera definitivo al concordato è necessario raggiungere la maggioranza di pareri favorevoli in ciascuna delle classi. Al momento, due, Agenzia delle Entrate e banca e creditori chirografi, hanno già superato la metà dei pareri favorevoli. Risultato invece ancora lontano per i creditori ordinari e gli ex dipendenti. Chi non ha ancora votato può farlo tramite posta certificata, fax o raccomandata. Non esprimere il voto, per un creditore, equivale a un parere negativo.
Il concordato
Il piano di concordato, accolto dal Tribunale di Como, ha portato nel gennaio scorso alla riapertura della casa da gioco dell’enclave. Il bilancio dei primi mesi di attività, così come emerso anche dalle verifiche dello stesso Tribunale, è in linea con le attese. I numeri erano stati aggiornati in un’udienza convocata per verificare i contenuti del piano integrativo al concordato chiesto dai giudici.
Il futuro
L’ultima parola spetta ai creditori. “Il futuro di fatto dipende dagli ex dipendenti – hanno sottolineato i legali del Comune di Campione e del Casinò, Claudio Ghislanzoni, Alberto Angeloni e Marco Di Tolle – Al momento la maggioranza in questa classe di creditori, circa 500 persone, non c’è. Siamo al 25% dei pareri favorevoli e questo ci ha un po’ sorpreso. Attendiamo di vedere quali saranno gli sviluppi nei prossimi 20 giorni”.
Ad oggi, circa 200 degli ex dipendenti sono stati nuovamente assunti alla riapertura della casa da gioco. Il piano prevede un incremento del personale. In caso di bocciatura del piano di concordato dai creditori, si riproporrebbe lo spettro del fallimento e di una possibile nuova chiusura.