Per più di tre ore, ieri pomeriggio, Antonio Milia ha risposto alle domande nella caserma dei carabinieri di Como. Un lungo interrogatorio per ripercorrere le tredici ore dall’omicidio del comandante Doriano Furceri, nella caserma di Asso, al blitz dei reparti speciali dei militari dell’Arma che all’alba di ieri ha messo fine alla drammatica vicenda.
Le accuse
Assistito dal legale Roberto Melchiorre, il brigadiere di 57 anni, sposato e padre di tre figli, da moltissimi anni in servizio nella caserma di Asso avrebbe risposto a tutte le domande del magistrato della procura di Como Michele Pecoraro e di due magistrati della procura militare di Verona. Al termine sono state confermate le accuse di omicidio e di lesioni per la ferita al carabiniere del Gis colpito durante l’irruzione che ha portato all’arresto di Milia. Il brigadiere non è stato portato subito in carcere. E’ stato accompagnato all’ospedale Sant’Anna per medicare le ferite che avrebbe riportato nei concitati momenti del blitz delle teste di cuoio, intervenute anche con l’unità cinofila. Dopo le cure è stato trasferito in carcere al Bassone.
Il movente
Le indagini per chiarire cosa abbia scatenato la furia omicida di Antonio Milia sono ancora in corso. Il brigadiere avrebbe parlato di rapporti difficili con il comandante. Milia aveva ripreso servizio da pochi giorni, dopo un periodo di malattia e i successivi accertamenti e visite per poter riprendere il lavoro. Aveva ottenuto tutti i permessi per l’idoneità al servizio ed era tornato in caserma. Sembra comunque che fosse in ferie e proprio la decisione del comandante Doriano Furceri di non farlo tornare subito al lavoro potrebbe aver fatto scattare la reazione violenta del militare.
L’indagine
In base a quanto ricostruito fino ad ora, non ci sarebbe stata alcuna lite prima dell’omicidio. Milia avrebbe affrontato Doriano Furceri mentre il comandante si dirigeva verso gli alloggi, dove lo aspettavano moglie e figli. Gli avrebbe puntato direttamente la pistola di ordinanza. Neppure il tempo per il comandante di urlare “Cosa fai?”, poi il primo sparo, seguito a poca distanza da altri due colpi, tutti al petto. Il comandante sarebbe morto in pochi istanti. Il corpo è rimasto a terra, immobile, per le tredici, drammatiche ore successive. Una estenuante trattativa con i negoziatori dei carabinieri, fino alla decisione di intervenire con la forza.