Il Comune di Como chiude la porta a Don Giusto Della Valle per l’ospitalità dei minori stranieri non accompagnati negli spazi della parrocchia di Rebbio e cancella gli 8 posti a disposizione di prima e pronta accoglienza. Il problema dei minori ha toccato numeri record sul territorio. Sindaco e assessori, a più riprese, hanno parlato di “emergenza continua”. Nei mesi scorsi – con i continui sbarchi – Palazzo Cernezzi era arrivato ad averne in carico più di 300. La stragrande maggioranza dislocata in diverse comunità in tutta Italia pur restando in carico all’amministrazione cittadina.
Amministrazione che ora ha deciso di non rinnovare l’accordo in scadenza il prossimo 31 dicembre con Rebbio Solidale che fa capo a Don Giusto Della Valle, sacerdote che da anni apre le porte della parrocchia.
Svolta Civica: “Il diniego è rivolto esclusivamente a Rebbio?”
Sul mancato rinnovo interviene Svolta Civica con una nota. “La scelta apre a molti dubbi – si legge – il diniego è rivolto esclusivamente a Rebbio? Quale sarà il destino dei ragazzi ospiti dal primo gennaio? Il venire meno di questo accordo amplifica il rischio di vedere nuovamente le terribili scene dei mesi scorsi con minorenni abbandonati davanti alla questura senza che nessuna istituzione si prenda cura di loro”. Queste le domande e i dubbi sollevati dalla lista di opposizione che chiede un passo indietro al Comune.
Comune che dal canto suo parla di mero “atto gestionale” vista la scadenza naturale del contratto, alla luce di un cambio di normative in corso a livello nazionale.
Scelta che, inevitabilmente però, va valutata anche in chiave politica. Non è un segreto che l’approccio radicale di Don Giusto al tema migranti si scontri con la visione del fenomeno da parte del centrodestra prima e della giunta attuale. Non è difficile, dunque, leggere questo atto squisitamente amministrativo come una volontà politica di sfilare al prete di Rebbio l’accoglienza dei minori.
La replica del sindaco Rapinese: “Non c’è nulla di persecutorio”
“Non c’è nulla di persecutorio – replica il sindaco Alessandro Rapinese – è in corso un cambio di normativa quindi semplicemente non ci impegniamo in nuovi contratti e portiamo a saturazione quelli in essere. L’iter sta cambiando e attendiamo ulteriori disposizioni – aggiunge – nel frattempo stiamo gestendo gli attuali ragazzi ospiti a Rebbio. Nessuno si troverà in mezzo alla strada, saranno collocati in altre strutture gestite da cooperative accreditate con le quali lavoriamo da tempo. E comunque – chiude il primo cittadino – sull’accoglienza, come ho già detto in consiglio comunale, non accettiamo lezioni da nessuno. La percentuale di minori stranieri non accompagnati che abbiamo noi sfido a trovarla altrove. Abbiamo gestito fino a 350 ragazzi senza che si siano registrati problemi. Il tema è delicato – conclude – e deve essere affrontato nel migliore dei modi”.
Giusto. Questo quello che vogliamo dalla nostra amministrazione, mettere alla porta chi aiuta e chi ha bisogno di essere aiutato. Si parla di minori soli in un altro paese che molto spesso hanno attraversato in solitudine mezzo mondo, rischiato la vita in mare e che sono a rischio di tratta se non entrano al più presto in circuiti di protezione. Inutile citare tutte le normative e i riferimenti legislativi per cui è necessario salvaguardare l’interesse superiore del minore, se non riuscite a capire l’importanza di applicare delle sacrosante tutele a dei ragazzi minorenni che ne hanno bisogno provate per lo meno ad essere minimamente umani. Fate i forti con i deboli, attuate politiche che escludono anziché includere, tutto questo non è più sopportabile e non esiste giustificazione alcuna per scelte di questo genere se non l’intolleranza e la perdita di umanità. Serve darsi un senso del limite o, per lo meno, di decenza.