(ANSA) – AOSTA, 08 GIU – "Ho letto notizie non veritiere relativamente ad un presunto ‘rapimento’ di minore da parte della madre. In qualità di legale della madre ritengo doveroso segnalare che i fatti sono stati narrati in maniera errata e parziale. La vicenda è nata a seguito della segnalazione, da parte degli zii, di presunti maltrattamenti da parte della madre ai danni del figlio minore. Tali presunti maltrattamenti non venivano tuttavia riscontrati nel corso della visita in Ospedale, alla quale i medesimi zii conducevano il bambino". Lo scrive in un "comunicato stampa urgente a rettifica di notizie non veritiere" l’avvocata Carola Marzi, che assiste la donna gambiana che giovedì scorso ad Aosta non si è presentata all’appuntamento per riconsegnare il figlio di cinque anni, dopo un incontro di tre ore, agli zii presso i quali lo ha collocato da oltre un anno il Tribunale per i minorenni di Torino. "Come di prassi – prosegue la legale – in questi casi, tuttavia, in via preventiva ed a tutela assoluta del minore, il Tribunale per i minorenni disponeva l’allontanamento del bambino dalla madre e il suo collocamento temporaneo presso l’abitazione degli zii. La madre, dunque, non è mai stata dichiarata decaduta dalla responsabilità genitoriale, né il bimbo è mai stato affidato agli zii, che hanno rivestito il ruolo di semplici collocatari (affidamento e collocamento hanno due significati giuridici nettamente distinti)". "Il Tribunale per i minorenni – aggiunge l’avvocata Marzi – ordinava quindi che venisse effettuata una valutazione della capacità genitoriale della mamma e che venissero attivate modalità di incontro protette madre-figlio. Veniva all’uopo nominata una équipe multidisciplinare, composta da un’assistente sociale, una psicologa ed un educatore, oltre che un mediatore interculturale, al fine di facilitare gli scambi di informazioni. Al termine del periodo di valutazione, la madre risultava idonea al proprio ruolo genitoriale e il Tribunale per i minorenni quindi autorizzava i Servizi sociali a prevedere un graduale ampliamento e la liberalizzazione delle visite madre-figlio. Le visite, dunque, al momento dei fatti narrati, non erano più protette, ma libere, con previsione della presenza dell’educatore solo ed esclusivamente nel momento del passaggio del bimbo dagli zii alla madre e viceversa, momento delicato, che ancora presentava delle criticità". (ANSA).