Il conto alla rovescia, i fuochi d’artificio, i discorsi e poi ancora gli applausi e le enormi tenaglie al lavoro per iniziare ad abbattere il “corpo a C” della Ticosa. Sono trascorsi 18 anni esatti. Era il 27 gennaio del 2007 quando iniziò la demolizione della tintostamperia comasca, per decenni simbolo dell’industria lariana e ora diventata emblema dell’immobilismo, ma anche del degrado tra vegetazione incolta, rifiuti e reti da cantiere abbattute in più punti che peraltro consentono un facile accesso alla zona diventata in alcuni punti una discarica a cielo aperto. Come nel tratto che affaccia lungo viale Roosevelt dove si possono notare ancora una volta numerosi pneumatici abbandonati.
Proprio l’abbattimento avrebbe dovuto segnare il primo passo verso la riqualificazione dell’area nel cuore della città, la realtà è andata diversamente: 18 anni di rinvii, lungaggini burocratiche, intoppi a cui sono seguiti altri annunci, progetti e problemi ben noti legati e dalla bonifica infinita e tutt’ora incompiuta. Bonifica che resta un punto di incognita a tutt’oggi
Tra le ipotesi al vaglio – e qui starebbe il punto di stallo – la modalità di intervento. Si valuta la possibilità di non rimuovere il materiale contaminato ma di “ingabbiarlo” nel sottosuolo in modo sicuro per evitare fuoriuscite ma in questo caso non si potrebbe costruire residenze, cosa attualmente non prevista dal progetto di riqualificazione.
Un anno fa la presentazione in Comune del progetto di riqualificazione da 27 milioni di euro firmato da Acinque che vede la trasformazione dell’area in un maxi parcheggio da quasi mille posti con spazi commerciali, verde e un impianto fotovoltaico. L’iter che dovrebbe portare all’avvio dei lavori però procede a rilento. Oltre al nodo bonifica, la trattativa tra pubblico e privato ha richiesto un nuovo piano economico finanziario alla luce della rivoluzione delle tariffe della sosta in città. Dalla società al momento non arrivano aggiornamenti mentre il sindaco, Alessandro Rapinese, ha assicurato che l’iter procede e sarà portato a termine ma senza definire le prossime scadenze. Sul tema intervengono le opposizioni.
Opposizioni all’attacco
La prima a schierarsi contro l’immobilismo alla vigilia dell’anniversario era stata la capogruppo della Lega, Elena Negretti. “E’ passato un anno e ora Rapinese non ha più fretta di fare i 1.000 posti – dice Vittorio Nessi, Svolta Civica – La verità è che a parte essersi inserito in progetti avviati dai suoi predecessori, per ora non ha fatto praticamente nulla di importante per il futuro della città”. “Dopo un anno cosa resta ai cittadini? solo l’aumento delle tariffe dei parcheggi” aggiungono gli esponenti del PD cittadino Daniele Valsecchi e Alessandro Rossi parlando di un progetto “mai condiviso e senza prospettive di sviluppo”.