“Il nostro disegno di legge è assolutamente coerente con l’AI Act europeo e mira non a controllare la tecnologia, ma a far sì che il suo sviluppo sia sempre rispettoso dell’uomo. Al centro dev’esserci l’uomo, sempre, e la tecnologia al suo servizio”. A dirlo è il sottosegretario di Stato con delega all’innovazione, Alessio Butti.
L’intelligenza artificiale diventa anche una questione politica. Il Senato ha approvato in prima lettura il disegno di legge sulla governance dell’intelligenza artificiale, che pone le basi verso la regolamentazione di uno strumento potentissimo, che è fonte inesauribile di conoscenza, ma che – al contempo – pone una serie di nuovi problemi che devono essere gestiti e coordinati. Dopo aver incassato il suo prima via libera parlamentare con l’approvazione da parte del Senato, mercoledì il provvedimento è arrivato anche alla Camera. Un passo importante, quindi, affinché anche l’Italia disponga di un quadro normativo che regoli lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale, croce e delizia dei nostri giorni.
Un disegno di legge perfettamente rispettoso del regolamento europeo AI Act e che, allo stesso tempo, tiene conto delle specifiche esigenze nazionali. Sicurezza, trasparenza e centralità della persona sono il fil rouge del disegno di legge che è attualmente in discussione. L’obiettivo è favorire un uso consapevole e responsabile dell’IA, valorizzando le sue potenzialità e prevenendone i rischi. Capire, quindi, che si tratta di uno strumento formidabile per supportare mansioni diverse, ma resta imprescindibile tutelare i diritti fondamentali, la privacy, la sicurezza e l’inclusione.
Intelligenza artificiale e politica, l’AI Act europeo
L’Italia recepisce quindi l’AI Act europeo, il regolamento sull’intelligenza artificiale entrato in vigore l’1agosto 2024 con l’obiettivo di promuoverne una diffusione responsabile tra i Paesi membri dell’Ue.
L’IA deve essere etica e umana e non deve di certo spegnere il senso critico dell’uomo. Serve trasparenza, anche quando si parla di intelligenza artificiale. E anche se esiste un confine sottile tra il noto e l’ignoto, anche se l’IA è ancora un terreno scivoloso, destinato a rivoluzionare un futuro che è sempre più prossimo, quel che è certo è che non può – e soprattutto non deve – sostituirsi all’uomo. Lo dice anche la politica e anche chi, di scienza e tecnologia, ha fatto la sua vita.