(ANSA) – TORINO, 07 MAG – Morì a 59 anni perché durante il trasporto in ambulanza verso un ospedale fu sottoposto a un trattamento sanitario che risultò non adeguato. Questo il senso di una sentenza con cui il tribunale di Torino, al termine di una causa civile avviata dai familiari, ha condannato l’azienda sanitaria Città della Salute (da cui dipendeva il servizio di soccorso 118) a versare circa un milione di euro. Secondo quanto ricostruito dagli avvocati dello studio legale Ambrosio e Commodo, che hanno patrocinato i ricorrenti, il paziente, una volta caricato in ambulanza, fu sedato – senza che lo avesse chiesto e contro la sua volontà – con dei tranquillanti. Durante il viaggio ebbe un rigurgito che ne determinò un arresto cardiocircolatorio da soffocamento. La morte giunse dopo il ricovero al pronto soccorso dell’ospedale di Rivoli (Torino). L’uomo lavorava come messo comunale a Collegno. Da tempo era in cura per un disturbo della personalità. Fu la moglie, il 25 ottobre 2019, a chiamare un’ambulanza a seguito di un malore. La sedazione, secondo il giudice Claudia Gemelli, era giustificata dallo stato di agitazione del 59enne, che stava chiedendo di essere portato in un altro ospedale, dove lo avevano già in cura; i farmaci però non erano adeguati e furono somministrati in quantità eccessiva. Inoltre, come hanno sottolineato i legali, il paziente fu sistemato sulla barella non in posizione di sicurezza, sul lato, ma supino, e non fu intubato come sarebbe stato necessario. In un messaggio, i familiari del 59enne ricordano che "gli avvocati sono stati la voce del nostro dolore" e chiedono che la sentenza "sia di monito affinché queste cose non succedano più". (ANSA).