Cinque anni fa, in piena epoca Covid avevano sostenuto l’esame di terza media senza scritti e con il colloquio orale a distanza, ora quei ragazzi che hanno iniziato le superiori tra precauzioni, restrizioni e DAD si preparano ad affrontare la Maturità, che quindi per loro sarà la prima vera prova.
Sono 3.726 gli studenti comaschi che mercoledì 18 giugno, vocabolario in mano, si recheranno a scuola per il tema di italiano. Il giorno dopo è in programma la prova d’indirizzo, diversa per ogni istituto. (L’anno scorso erano in tutto 3.892, 166 in più). Anche sul Lario gli scritti saranno “accompagnati” da temperature torride con il termometro che supererà i 30 gradi. Giornate di studio a dir poco roventi in vista poi degli orali.
Nel Comasco gli oltre 3.700 studenti sono suddivisi in 185 classi e saranno giudicati da 93 commissioni.
Bonelli: “Percorso accidentato in partenza, ma i ragazzi possono stare sereni”
“Gli alunni che stanno per iniziare l’esame di Stato sono quelli che cinque anni fa avevano concluso la terza media nell’anno del lockdown più stretto, tanto che avevano concluso il loro percorso con il famoso colloquio a distanza – ha ricordato Giuseppe Bonelli, dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Como – poi hanno iniziato le superiori non senza difficoltà, con il ricorso alla didattica a distanza. Il percorso è stato accidentato ma voglio ricordare che l’esame si concentra sull’ultimo anno e che i crediti con cui si arriva alla maturità si accumulano nel triennio. Quindi – aggiunge – direi che i ragazzi possono stare sereni e a loro va il mio in bocca al lupo”.
Ma che quinquennio hanno attraversato i giovani che si avvicinano alla Maturità? Le prove Invalsi sono state la cartina di tornasole. “Quelle che avevano sostenuto in seconda superiore avevano mostrato una flessione nei livelli di apprendimento, ma poi in quinta si è evidenziato un recupero – spiega ancora Bonelli – certamente – sottolinea – abbiamo notato che è rimasta un po’ di ansia. Un po’ di tensione ci sta, ma quando cresce troppo tanto da arrivare al timore di affrontare le prove fino all’abbandono scolastico allora bisogna intervenire. Le scuole e le famiglie – concludono – hanno lavorato molto insieme”.