(ANSA) – CATANIA, 03 NOV – Il "12 ottobre abbiamo avuto una lite, hanno preso la mia auto a pedate. Avevano questa fissazione che mi dovevano sparare". Così al Tg1 il vero bersaglio della sparatoria a Capizzi in cui è morto un 16enne, Giuseppe Di Dio, ed è rimasto ferito un 22enne. Due settimane prima, rivela, era stato minacciato da Giacomo e Mario Frasconà, i due fratelli fermati col padre Antonio per l’omicidio, davanti la sua abitazione. "Mi hanno detto solo – ricorda – vieni al cancello… Ma non sono andato perché sapevo che avevano questa pistola" Sabato sera, accompagnato anche dal fratello Mario e dal padre Antonio, Giacomo ha esploso almeno tre colpi, che hanno raggiunto, uccidendolo, Giuseppe Di Dio, e un suo amico, ferito ma non in pericolo di vita. Alla domanda se ci pensa che poteva essere lui al posto di Giuseppe, il vero obiettivo della sparatoria dice: "sì e mi dispiace tantissimo per la famiglia". "Ora mi sento più al sicuro", aggiunge parlando con l’inviato del Tg1 e auspicando che i tre "rimangano in carcere a vita" (ANSA).






