Piscina di via del Dos, a Como: al presidio davanti alla struttura chiusa da tre anni associazioni e forze politiche, da Fratelli d’Italia al Partito Democratico, ma anche la Lega e l’associazione Nova Como. Presente anche Gabriele Romanò, presidente di Colisseum, la cooperativa che per ventisette anni ha gestito la piscina che ora è è nel mirino delle polemiche.
Como, il presidio alla piscina di via del Dos
Una protesta bipartisan, quindi, per chiedere la riapertura dell’impianto, al centro di un progetto di riqualificazione da 600mila euro. L’attenzione, in particolare, è rivolta ai soggetti fragili e disabili, che in parte – sostengono gli organizzatori del presidio – non sarebbero stati adeguatamente ricollocati.
L’impianto sportivo, infatti, era destinato anche alla riabilitazione e alle persone con disabilità, oltre a essere utilizzato per attività sociosanitarie e per l’acquaticità neonatale. I manifestanti di via del Dos attendono risposte e l’appello indirizzato all’amministrazione comunale è chiaro. “Qual è il piano di ristrutturazione pensato per la piscina? E quando sarà avviato il cantiere?”, chiedono politici e cittadini.
L’intento dell’amminstrazione comunale è dare vita a un vero e proprio quartiere a servizio della disabilità e della cura. Per il momento, però, il cantiere di via del Dos procede a rilento.

Le dichiarazioni
“Dopo 1220 giorni dalla chiusura non si vede ancora all’orizzonte una possibilità di riapertura di un servizio necessario e molto importante soprattutto per i più fragili”, dichiara Enzo Cresta, segretario Pd circolo Como Sud. “Noi chiediamo la riapertura dell’impianto, ormai è diventato un capriccio. Finora ci sono solo promesse, ma mancano risposte e tempi certi”.
“Per noi la città – commenta Alessandro Nardone, coordinatore cittadino Fratelli d’Italia, è una comunità fatta di perosne che hanno bisogno di servizi, per loro e le loro famiglie. Io credo sia una questione di approccio: la getione dimostra la scarsezza di umanità rispetto alle reali esigenze dei comaschi“.
“Un fallimento della politica” e “una rinuncia alla tutela della fragilità”: con queste parole l’associazione Nova Como descrive la situazione ancora incerta che ruota attorno alla piscina comasca. “Vogliamo che le promesse si trasformino in fatti – commenta Teresa Minniti, vicepresidente di Nova Como – vogliamo trasparenza sugli interventi da fare e sul cronoprogramma. Chiediamo un’alternativa valida e solida per le famiglie“.
“Tre anni sono tanti e non è stato fatto niente. Sono state fatte delle promesse in campagna elettorale ed è giusto che qualcosa venga mantenuto. Serve ridare dignità a queste persone“, commenta Elena Negretti, segretaria cittadina della Lega.
Per Gabriele Romanò, presidente di Colisseum: “La piscina è chiusa da più di tre anni, ma i quesiti posti da noi e dai cittadini non hanno avuto risposta. Rimaniamo in attesa dei tempi dell’amministrazione che – a detta di Romanò – non sembra seriamente interessata alla riapertura“. E così, conclude, “periodicamente torniamo a protestare in maniera pacifica, per capire se queste risposte vogliono essere date o se la questione diventerà materia per l’acquisizione di voti in vista della prossima campagna elettorale”.





