Frontalieri ancora in aumento in Canton Ticino. Alla fine dello scorso anno i lavoratori che ogni giorno varcano il confine sono saliti a 77.739. Lo 0,3% in più rispetto al trimestre precedente e il 4,4% in più in confronto allo stesso trimestre dell’anno precedente. E’ quanto emerge dall’ultima rilevazione dell’Ufficio Federale di Statistica che riguarda appunto i mesi ottobre, novembre e dicembre del 2022. Moltissimi provengono dalla provincia di Como. In tutta la Svizzera i frontalieri italiani sono ora 89.378 – la stragrande maggioranza – si concentra appunto in Ticino.
I principali paesi di provenienza dei frontalieri in terra rossocrociata sono, oltre all‘Italia, Austria, Francia e Germania. In totale in tutta la Confederazione si parla di 380.821 lavoratori stranieri che ogni giorno varcano il confine. Il 6,1% in più rispetto allo scorso anno. Un dato in costante crescita negli ultimi 5 anni. Durante la prima ondata della pandemia di Covid, il numero di frontalieri è rimasto relativamente stabile. Con una crescita negli anni successivi.
La maggior parte dei frontalieri – circa due terzi – lavora nel settore terziario, quindi nel commercio e nei servizi dove si registra in un anno l’incremento del 7,1% in dodici mesi, segue subito dopo il settore dell’industria e delle costruzioni. Solo una parte minoritaria è impiegata nell’agricoltura e nell’allevamento.
Vorrei far ragionare i lettori sulle cifre mostrate nell’articolo. Il numero dei frontalieri, soprattutto nel settore del commercio, è aumentato semplicemente perché i furbi datori di lavoro ticinese offrono contratti nella maggior parte dei casi del 30%, cioè da circa 18 ore a settimana.
Questo ne consegue che, per avere un dipendente al 100%, loro assumono non uno ma bensì 3 frontalieri facendo aumentare inutilmente e a dismisura la quantità dei permessi che vengono erogati.
I datori di lavoro speculano anche questa volta nei confronti dei propri collaboratori in quanto, sotto la soglia dei 21500 Franchi lordi all’anno di stipendio, non sono tenuti a versare il secondo pilastro.
Quindi cari datori di lavoro ticinesi: chi è causa del suo male pianga se stesso.