Clamoroso pronunciamento del giudice nel duello tra Comune di Como e Carducci, l’associazione che ha sede negli spazi di viale Cavallotti ai civici 5 e 7. Spazi che da mesi il Municipio sta reclamando poiché ritiene siano occupati illegittimamente e per destinarli al Conservatorio di Como.
La prima sezione del tribunale civile di Como ha emesso nelle scorse ore un’ordinanza – firmata dal giudice Agostino Abate – che non lascia spazio a equivoci: il Comune non può sfrattare l’associazione, deve cessare qualsiasi azione “che cagioni molestia o turbativa all’attività svolta” e deve anche pagare 7.500 euro, oltre oneri accessori, per le spese legali.
19 pagine in tutto in cui si passa in rassegna la vicenda, la storia dell’edificio e il contenzioso legale. “E’ palese che a dividere le parti vi sono profonde differenze di interpretazione dei fatti, degli atti e dei rispettivi diritti” si spiega nelle prime pagine del documento nelle quali si riporta anche il tentativo del giudice di trovare una conciliazione. Tentativo al quale soltanto l’Associazione Carducci ha risposto con la possibilità di rinunciare ad alcuni spazi mentre dal Comune è arrivato un “rifiuto pregiudiziale di qualsiasi trattativa”.
Si torna poi all’atto di donazione del febbraio 1930 in cui, secondo il giudice: “Con tale atto è palese che il Comune si vincolava all’uso deciso da terzi, ossia dal donante rinunciando a disporne liberamente”.
Il giudice ordina inoltre al Comune di dare esecuzione all’impegno assunto con l’atto di donazione concordando con il Carducci il regolamento – che ad oggi sembra non sia mai stato definito – per l’uso delle aule per la tenuta dei corsi e per la presenza di un altro ente nell’immobile.
Alla luce di questa ordinanza l’associazione prosegue, dunque, con la sua attività. Resta da capire cosa farà adesso Palazzo Cernezzi e quindi se presenterà o meno ricorso.
“La giustizia parla per atti, questo provvedimento ha confermato la sospensione ai tentativi di sgombero da parte dell’amministrazione e che il lavoro del Carducci, che ha diritto ad occupare questi spazi, può proseguire” spiegano gli avvocati Maria Cristina Forgione (che è anche presidente dell’associazione) e Alessandro Casartelli. “L’auspicio, per il bene della collettività, è che questa contrapposizione possa chiudersi con una mediazione che possa conciliare le esigenze di tutti”. Da viale Cavallotti sembra dunque ancora possibile una soluzione condivisa.
Dal sindaco di Como, Alessandro Rapinese, arrivano, invece, pochissime parole: “Ho massima fiducia nella giustizia”. Si è limitato a dire. Parole che lasciano intendere come la vicenda non sia finita qui.