Crescono i visitatori dei musei comaschi, l’aumento è in larga parte merito degli accessi, più che raddoppiati, registrati a Villa Olmo. Nel 2019 la dimora neoclassica, pur senza grandi mostre o eventi continuativi al suo interno, è stata capace di attirare quasi 76mila persone.
I numeri relativi allo scorso anno complessivamente parlano di 112.300 ingressi negli spazi comunali rispetto agli 87mila del 2018 e ai 73mila del 2017.
Segno “più” per la Pinacoteca che ha totalizzato 10.647 visitatori e – appunto – per Villa Olmo che ha raggiunto quota 75.930. In flessione, rispetto ai dodici mesi precedenti, i dati relativi a Museo Giovio (9.801), Tempio Voltiano (22.641) e Porta Romana (641), penalizzati il primo dall’accessibilità ridotta per ragioni di sicurezza e da chiusure per manutenzioni straordinarie dovute ad agenti atmosferici avversi la Porta Romana e il Tempio Voltiano (i cui lavori ormai sarebbero prossimi alla partenza).
I visitatori – come detto – sono più che raddoppiati rispetto al 2018 a Villa Olmo, riaperta al pubblico dopo il primo lotto di lavori svolto nell’anno precedente. “Nel 2019 la fruibilità è stata costante e il complesso è stato scenario di alcuni eventi, anche privati e di rilievo internazionale, che sono risultati – spiegano dal Comune – di grande impatto promozionale, non solo della città, ma del Lago di Como”
«Incoraggiante il trend positivo di presenze – afferma l’assessore alla Cultura Carola Gentilini – ma sono innegabili alcune criticità da affrontare in modo deciso e non più rinviabili». Quindi un’analisi su Villa Olmo «Non intendiamo aspettare che parta la Fondazione che ne gestirà le mostre, e che agirà in partnership con la nostra rete museale. Occorre far capire sempre più a comaschi e turisti che la storica dimora è un valore in sé, merita visite guidate continuative oltre a quelle che propongono le guide turistiche, una comunicazione integrata, multimediale, un museo virtuale che la racconti sala per sala” conclude l’assessore.
“IL TESORO DI COMO“
Monete d’oro di Como, si attendono novità burocratiche per la mostra. Non è stato ancora firmato, pare lo sarà entro il mese di gennaio, l’accordo formale tra Comune e Soprintendenza. Un’intesa necessaria per iniziare i lavori che permetteranno di creare uno spazio dedicato al cosiddetto “Tesoro di Como”. Quel che sembra certo è che delle mille monete d’oro rinvenute sotto l’ex Teatro Cressoni di via Diaz durante i lavori di scavo nel settembre 2018 ne rimarrà a Como per l’esposizione concordata col ministero soltanto una cinquantina di pezzi, il resto rimarrà custodito presso i depositi milanesi. Resta al momento difficile ipotizzare che la Chiesetta delle Orfanelle, spazio che si trova all’interno del Museo Archeologico “Paolo Giovio”, in piazza Medaglie d’Oro, e location scelta per la mostra al pubblico delle monete, possa essere pronta per allestire l‘esposizione a breve (si parlava di primavera del 2020), come previsto. Anche altri luoghi che Palazzo Cernezzi ha cercato di individuare come alternative in queste settimane però sarebbero da sistemare. Rimane da stabilire con esattezza il costo, ingente, dell’assicurazione temporanea per l’esposizione comasca delle monete e il costo dell’allestimento parimenti a carico del Comune così come la campagna di promozione.