Il 14 giugno scorso, è’ stato un imprenditore sui cui terreni di via Donatori di Sangue poggiano due piloni del viadotto dei lavatoi ad allertare il Comune di Como circa le vistose anomalie dell’opera. Il retroscena è contenuto nella prima relazione sul ponte da cui è poi scaturita l’attuale chiusura dell’infrastruttura. A compilare il documento è stato l’igegnere comunale Leonardo d’Errico e le carte svelano molti dettagli sul forte grado di ammaloramento del ponte.
Dall’ispezione sul posto, con tanto di documentazione fotografica, è emerso un quadro davvero allarmante. Ad esempio si è scoperto che un giunto di dilatazione termico tra due campate e in prossimità del pilone 15 tende ad aprirsi anziché a chiudersi e per di più producendo forti rumori e vibrazioni, sinonimi di eccessiva usura.
Un quadra decisamente preoccupante – testualmente – è segnalato per i dispositivi di appoggio delle campate in corrispondenza del pilone 16: l’appoggio destro è arrivato a fine corsa ed è in una posizione decisamente fuori sede. Fenomeno spiegato con l’azione di trascinamento per effetto delle dilatazioni delle campate.
Sempre in corrispondenza del pilone 16 si riscontra addirittura la rottura della porzione di trave di collegamento della soletta e l’esplosione verso l’esterno della barra di armatura della trave di collegamento. E poi ancora, la relazione parla di “deformazioni”, “spostamenti” e “scorrimenti” trasmesse ai piloni anche dai mezzi pesanti.
Ispezionate anche i piloni 15 e 14, dove si è riscontrato che tutti i dispositivi hanno raggiunto in maniera anomala la configurazione di scorrimento a fine corsa.
Una quadro complessivo, insomma, preoccupante e complesso che – chiude la relazione – ha chiesto interventi correttivi immediati per garantire – testualmente – l’incolumità dei fruitori del viadotto. Il resto è cronaca.