Mentre domani i lombardi saranno chiamati a un doppio turno elettorale – politiche e regionali – anche oltreconfine, in Svizzera, si voterà.
Una doppia iniziativa popolare, un referendum su due quesiti. Il primo è sul nuovo ordinamento finanziario a partire dal 2021.
Il secondo invece è sull’abolizione del canone radiotelevisivo, detto “Billag”.
Ogni anno le famiglie svizzere pagano 451 franchi. La maggior parte di questi introiti – 1,2 miliardi di franchi – va alla SSR, la radiotv di stato svizzera, altri 61 milioni vanno a radio e tv locali. La SSR deve realizzare programmi e informazione in tutte e quattro le lingue svizzere, mentre le emittenti locali devono informare su temi di attualità delle rispettive regioni.
La Billag rappresenta il 75% del bilancio della SSR e una parte importante di quello di radio e tv locali. Dal 2019, il canone – oggi pari a 451 franchi – verrà abbassato a 365 franchi all’anno.
Secondo i promotori dell’iniziativa di abolizione della Billag e di qualsiasi forma di sussidio pubblico alle emittenti, senza il canone la tv di stato sarebbe più libera e indipendente, si creerebbero nuovi posti di lavoro e i cittadini non dovrebbero più sborsare i soldi dell’imposta.
Secondo chi si oppone all’abolizione del canone, senza il finanziamento pubblico radio e tv si limiterebbero a produrre solo programmi redditizi, la dipendenza dai finanziatori privati aumenterebbe a discapito della pluralità dei media e della relativa offerta e si metterebbe a rischio l’esistenza stessa della SSR.