La celebrazione del mese sacro del Ramadan a Cantù anche quest’anno, come accade ormai dal 2018 è finita nelle aule del Tar, il tribunale amministrativo regionale della Lombardia. Ed è arrivata dai giudici l’autorizzazione, dopo il no del Comune alla celebrazione della festa. L’ennesima sentenza in questo senso è del primo aprile scorso e all’amministrazione comunale viene imposto anche il pagamento all’Associazione Culturale Assalam delle spese legali per un totale di 3mila euro.
Sul capannone di via Milano, di proprietà dell’associazione islamica, è in atto da anni una battaglia legale tra il Comune e Assalam. Il 13 marzo scorso al Tar si è tenuta l’udienza nel merito che dovrebbe chiudere in via definitiva il contenzioso ed è attesa la decisione dei giudici.
La nuova udienza
Nel frattempo, anche il Ramadan di quest’anno, celebrato dagli islamici dal 28 febbraio al 29 marzo scorsi, a Cantù si è tradotto in una istanza in tribunale. “Il Comune, rispetto all’istanza presentata dall’Associazione, aveva negato l’uso di strutture pubbliche, mentre era rimasto silente sull’istanza di occupazione temporanea dell’immobile di via Milano”, spiegano i legali dell’associazione, Vincenzo Latorraca e Michela Luraghi, che si sono rivolti al Tar.
Le spese legali
Il Ramadan è stato celebrato in base a un decreto di un giudice monocratico, ma il contenzioso è rimasto aperto e il primo aprile scorso si è tenuta la Camera di Consiglio al Tar. Il Comune, come disposto dai giudici deve pagare le spese all’Associazione Assalam, anche se il ricorso è divenuto intanto “improcedibile” e la celebrazione del mese sacro era già terminata e si è svolta “senza problemi”. La sentenza è stata inoltre trasmessa alla Corte dei Conti.
La replica del Comune
“Il Comune di Cantù prende atto della sentenza – è la replica dell’amministrazione – Come sempre, si atterrà a quanto stabilito dall’Autorità giudiziaria. L’Ente ha già avviato le procedure necessarie per adempiere agli obblighi indicati, nel pieno rispetto delle disposizioni”.