Vigilanti e buttafuori non autorizzati, lavoravano come addetti alla sicurezza in un locale in riva a Cernobbio ma, secondo la polizia, senza avere alcun titolo per svolgere il servizio. Gli agenti, dopo una serie di controlli, hanno denunciato a piede libero per la violazione di una norma del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, un 59enne originario del cagliaritano, titolare di una società di Cantù che opera nel settore della sicurezza.
L’uomo, secondo quanto accertato dai poliziotti della divisione di polizia amministrativa e di sicurezza della questura di Como, offriva servizi di sicurezza inviando personale nei locali pubblici, senza avere licenza prefettizia obbligatoria. Il 59enne svolgeva il servizio in particolare per un ristorante e bar di Cernobbio.
Gli accertamenti sono scattati dopo un’ispezione effettuata il 3 luglio scorso dai poliziotti della questura di Como nel locale in riva a Cernobbio. Era stato organizzato un vero e proprio servizio d’ordine a tutela della sicurezza per la presenza di un numero molto elevato di clienti, giovani in particolare.
Gli agenti hanno identificato tutti i presenti e in particolare le persone ritenute direttamente collegate alle attività del locale. I poliziotti hanno accertato la presenza di cinque vigilantes, risultati essere dipendenti della società di sicurezza canturina, tutti, secondo l’accusa, sprovvisti dell’autorizzazione a svolgere l’attività di sicurezza. Tutti sono stati sanzionati.
Tra le persone identificate, oltre i titolari del locale, un 43enne di San Siro di origini albanesi, addetto all’accoglienza ma senza nessun alcun tipo di contratto di lavoro regolare. L’uomo aveva ricevuto un compenso di 50 euro per la sola serata inaugurale e un corrispettivo con aperitivo e cena per i servizi successivi. Gli agenti hanno informato l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Como. Segnalato, oltre al lavoratore in nero il titolare del locale pubblico, un comasco di 28 anni residente in città, accusato di aver favorito e consentito l’attività illecita. Complessivamente, sono state previste sanzioni per 10mila euro.