Diciotto anni per l’omicidio del fratello. Pietro Sandrini è stato condannato oggi nel processo con rito Abbreviato. Il giudice del tribunale di Como Laura De Gregorio ha ritenuto l’uomo responsabile dell’uccisione del fratello Arno, trovato senza vita in casa, a Sorico, il primo marzo dello scorso anno.
Arno è morto dissanguato per una ferita alla gamba destra. Sul corpo però aveva numerosi altri ematomi.
Dopo mesi di indagini, i carabinieri della compagnia di Menaggio, coordinati dal pubblico ministero Antonio Nalesso, avevano arrestato il fratello Pietro. Interrogato dal giudice, aveva ammesso di aver colpito il fratello con una barra di ferro trovata nella camera da letto dove poi era stato trovato il corpo. Lo stesso Pietro però aveva anche negato di aver ferito il fratello con un coltello e aveva detto di non essersi reso conto della gravità delle condizioni di Arno.
L’aggressione sarebbe scaturita da un litigio tra i due fratelli per una bolletta della luce non pagata e per la conseguente interruzione dell’energia elettrica.
Il difensore di Pietro Sandrini, Rosaria Coletta, ha ipotizzato l’omicidio preterintenzionale. “Non voleva ucciderlo – ha detto – Era buio, non aveva visto dove l’aveva colpito, il fratello era in vita quando Pietro è uscito dall’appartamento”. Il giudice però, al termine della camera di consiglio, ha accolto la richiesta dell’accusa e ha condannato Pietro per omicidio volontario.