“L’inchiesta non deve essere archiviata”. Non credono alla tesi dell’incidente i familiari di Mattia Mingarelli, il 30enne agente di commercio di Albavilla scomparso il 7 dicembre 2018 a Chiesa Valmalenco e ritrovato senza vita la vigilia di Natale. Questa mattina in Tribunale a Sondrio, assistiti dai legali Stefania Amato e Paolo Camporini, i parenti del comasco si sono opposti per la seconda volta all’archiviazione del caso. Richiesta ribadita al contrario dalla Procura di Sondrio.
Per gli inquirenti, la morte di Mattia Mingarelli è stata un tragico incidente. Diversa la convinzione dei familiari del 30enne, che oggi hanno chiesto nuove indagini per approfondire aspetti a loro dire mai chiariti. Al termine dell’udienza, il giudice si è riservato sulla decisione, che comunicherà nei prossimi giorni.
Il legale
“Siamo convinti che non sia stato un incidente”, sottolinea l’avvocato comasco Paolo Camporini. In oltre un’ora di discussione, i legali della famiglia Mingarelli hanno evidenziato gli elementi che, a loro dire, supportano la tesi dell’omicidio. “Siamo convinti che Mingarelli sai morto altrove e non dove è stato trovato e che sia stato trasportato nel bosco solo poco prima del ritrovamento – sottolinea Camporini – Il cane non si è mai spostato dal punto in cui Mingarelli è stato visto per l’ultima volta, non è mai andato verso il bosco e lui non si allontanava mai dal padrone. Abbiamo evidenziato numerosi elementi sui quali a nostro avviso sono necessarie ulteriori indagini, con tecniche più d’avanguardia. Chiediamo anche una nuova perizia medico legale e ci auguriamo che il giudice decida di non archiviare”.
La scomparsa
Mattia era scomparso il 7 dicembre, poco dopo essere arrivato a Chiesa. L’ultimo segnale era stata una foto con il suo cane. Il corpo di Mattia è stato individuato solo dopo oltre due settimane di ricerche, a poca distanza dal rifugio dove era stato visto l’ultima volta.