Lo scandalo del forno crematorio di Biella sta assumendo proporzioni enormi e sono decine le famiglie di comaschi coinvolti loro malgrado e tormentati dai dubbi sulla cremazione dei loro cari defunti. La procura della città piemontese è subissata da centinaia di richieste di informazioni e di segnalazioni e l’indicazione è di rivolgersi ai carabinieri della stazione di riferimento in base alla residenza.
Il caso è esploso alla fine della scorsa settimana. Due persone, responsabili del forno crematorio di Biella sono state arrestate e l’impianto è stato sequestrato. Gli inquirenti sospettano gravi irregolarità nella gestione delle cremazioni e si ipotizza addirittura che le ceneri siano state confuse, mischiate o persino gettate tra i rifiuti. L’impianto crematorio di Como, come è noto non funziona da anni e tra le strutture utilizzate dalle imprese di pompe funebri lariane c’è quello di Biella.
Sono numerosi quindi i comaschi che potrebbero essere loro malgrado coinvolti nella vicenda, tanto che alcune famiglie già si sono rivolte a un legale o hanno chiesto informazioni sulla class action avviata a Biella per l’eventuale richiesta collettiva di danni.
In tribunale a Biella arrivano decine di telefonate. L’indicazione della procura alle persone che temono di essere direttamente coinvolte nello scandalo delle cremazioni è di rivolgersi ai carabinieri nella propria zona di residenza. I militari dell’Arma raccolgono denunce e segnalazioni e si occupano poi di trasmetterle agli inquirenti cui fa capo l’indagine. Tra i comaschi c’è chi ha già seguito l’indicazione rivolgendosi ai carabinieri. Altre persone come detto hanno aderito alla proposta di class action e altri ancora si sono rivolti a un legale per essere tutelati. L’indagine si annuncia complessa, proprio anche alla luce delle centinaia di casi di possibili vittime.