Udienza senza l’unico imputato oggi in Corte d’Assise a Como nel processo per l’omicidio di don Roberto Malgesini. Atteso in aula accanto al nuovo legale difensore, Ridha Mahmoudi resta invece nel carcere di Monza. “Rifiuta di essere ammanettato per essere accompagnato in Tribunale”, è la relazione inviata dagli agenti della polizia penitenziaria che avrebbero dovuto trasferire il tunisino a Como.
La seconda udienza si è svolta dunque senza la presenza del 53enne accusato di omicidio volontario premeditato. In aula era presente invece il nuovo difensore di Mahmoudi, l’avvocato del foro di Lecco Sonia Bova, nominata dal tunisino in sostituzione dell’avvocato d’ufficio Davide Giudici. La Corte ha respinto la richiesta del legale di un rinvio, vista la nomina recentissima, per poter esaminare gli atti.
In aula sono stati sentiti altri quindici testimoni chiamati dal pubblico ministero titolare dell’inchiesta Massimo Astori. In Corte d’Assise tra gli altri alcuni operatori della Caritas e volontari che aiutavano don Roberto, che hanno ripetuto che Ridha Mahmoudi si sentiva vittima di un complotto ed era convinto di essere vittima di comportamenti ingiusti per allontanarlo dall’Italia. Con tutti i testimoni, le domande della difesa sono state mirate a far emergere possibili patologie psichiatriche del tunisino. Già nella prima udienza, l’ex difensore Davide Giudici aveva chiesto una perizia psichiatrica, istanza sulla quale la Corte non si è ancora pronunciata.
I testimoni
Dai testimoni è emerso il ritratto di un uomo “pretenzioso, convinto che non si facesse abbastanza per lui, arrabbiato con tutti e in particolare con gli italiani”. Lo psichiatra collaboratore della Caritas che lo ha incontrato una volta ha interrotto il colloquio dopo mezz’ora: “Parlava solo lui, non era disposto ad ascoltare, non era disposto ad accogliere suggerimenti”, ha detto in aula. Il legale che lo ha assistito in numerose pratiche legate alle espulsioni ha a sua volta sottolineato come spesso non ascoltasse le indicazioni: “Don Roberto mi aveva chiesto di aiutarlo e spesso lo aveva accompagnato agli incontri nel mio studio, poi mi aveva detto che non se ne occupava più e mi aveva chiesto di fare riferimento ai volontari della Caritas – ha detto il legale – Non ascoltava, capiva quando voleva. Il suo unico pensiero fisso era che non voleva tornare in Tunisia”.
Le tappe del processo
La lista dei testimoni convocati dalla Procura di Como è quasi terminata dopo le prime due udienze del processo per l’omicidio di don Roberto Malgesini. Il ritorno in Corte d’Assise è fissato per il prossimo 14 ottobre, quando la parola passerà in particolare ai consulenti indicati dal pubblico ministero Massimo Astori.
In aula in tribunale a Como è atteso Giovanni Scola, anatomopatologo del Sant’Anna, che ha effettuato l’autopsia sul corpo di don Roberto Malgesini, la cui audizione era fissata inizialmente per la giornata di oggi ma è stata poi rinviata alla prossima udienza. Compariranno poi il genetista Carlo Previderè, che ha analizzato le tracce di sangue in piazza San Rocco e sugli abiti dell’imputato e Nicola Molteni, l’esperto che ha effettuato la perizia psichiatrica su Mahmoudi, dichiarandolo capace di intendere e di volere. Una ulteriore udienza è fissata poi per il 28 ottobre. La difesa non ha citato testimoni e la fase successiva sarà poi quella della requisitoria del pubblico ministero.